Climaticamente neutro? Una pubblicità per ora sleale
La Commissione svizzera per la lealtà ritiene ingannevole la pubblicità che vanta i meriti di un prodotto neutro per il clima.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Secondo l’organo svizzero che vigilia sulla lealtà nella pubblicità, fino a quando non esisteranno metodi per misurare effettivamente questa promessa gli slogan che mettono in avanti una supposta neutralità climatica di un prodotto non devono essere utilizzati.
Per la Federazione dei consumatori e delle consumatrici della Svizzera tedesca (SKS), se le aziende non adeguano la loro pubblicità, la Segreteria di Stato dell’economia deve intervenire.
Recentemente la Commissione svizzera per la lealtà (CSL) ha analizzato le pubblicità di un’azienda che fornisce olio da riscaldamento e di un’altra che produce alimenti per bambini. In entrambi i casi, la CSL è giunta alla conclusione che i messaggi di marketing verdi propinati da queste due società ingannano i consumatori e le consumatrici, poiché non esistono strumenti che godono di un consenso sufficiente per misurare la sostenibilità.
Secondo la raccomandazione della CSL, l’azienda fornitrice di olio da riscaldamento non dovrebbe più affermare che il suo prodotto è neutrale dal punto di vista climatico prima di presentare una prova completa. Dal punto di vista della produzione, dovrebbe calcolare gli effetti sul clima e dimostrare senza ombra di dubbio che sono completamente compensati – e questo secondo un metodo generalmente accettato.
Il produttore di alimenti per l’infanzia ha da parte sua utilizzato lo slogan “I nostri vasetti sono positivi per il clima”. L’azienda sosteneva che i suoi progetti di tutela ambientale compensavano le proprie emissioni di CO2. In assenza di dati e prove concrete, la CSL raccomanda all’azienda di astenersi dal fare questa affermazione.
Nessun requisito legale
Oltre a chiedere il parere della CSL, la SKS ha presentato anche dei reclami alla SECO contro la pubblicità climatica sleale. Questi sono ancora pendenti.
La fondazione ritiene che la mancanza di disposizioni di legge in materia di pubblicità ambientale sia un “problema fondamentale”. Finché le condizioni non sono chiare, la pubblicità con affermazioni “verdi” deve essere considerata sleale.
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