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Classifica climatica, peggiora la posizione della Svizzera

protesta clima
La situazione elvetica peggiora. Keystone / Ennio Leanza

La Svizzera perde posizioni nella classifica climatica 2025, pubblicata martedì a margine della COP29, che si tiene a Baku. Ora si classifica al 33° posto su 63, in calo di 12 posizioni. Secondo Greenpeace e WWF, ciò è dovuto all'immobilismo politico in questo ambito.

Il Climate Change Performance Index (CCPI) è una valutazione annuale stilata dalle ong German Watch, dal New Climate Institute e dal Climate Action Network. Esprime le prestazioni dei Paesi in diversi ambiti.

Con il 33° posto, la Confederazione evita per un soffio un punteggio complessivo “basso”. Ottiene una posizione “media” per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra e il consumo energetico.

Tuttavia, sul suo risultato pesano i ritardi nello sviluppo delle energie rinnovabili e, soprattutto, l’inadeguatezza della sua politica climatica. In quest’ultimo ambito, il Paese si colloca al 48° posto, con una valutazione “debole”.

Per WWF e Greenpeace, questa posizione mediocre è dovuta essenzialmente alla riluttanza delle autorità federali ad attuare misure più ambiziose per attenuare il riscaldamento globale. Il rifiuto puro e semplice del verdetto della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) nel caso delle Anziane per il clima è una dimostrazione di questo atteggiamento, secondo le ONG.

Poco impegno da parte della Confederazione

Dall’adozione dell’Accordo di Parigi nel 2015, che fissa l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, la Svizzera non si è impegnata abbastanza per ridurre le emissioni di carbonio entro il 2030, osservano ancora le due organizzazioni. Dovrebbe a loro avviso raddoppiare gli sforzi di decarbonizzazione sul suo territorio.

L’anno prossimo entreranno in vigore diverse leggi e revisioni relative al clima. Il Consiglio federale avrebbe avuto la possibilità di migliorare la situazione attraverso delle ordinanze, ma si è rifiutato di farlo, continuano. Secondo Greenpeace, ad esempio, l’idea di orientare maggiormente il settore finanziario verso la protezione del clima rimane inascoltata.

“Nell’elaborazione della legge sul clima e della legge sul CO2, il Consiglio federale si è limitato a sfiorare il necessario, non rispettando né la volontà popolare né gli impegni internazionali”, sottolinea Patrick Hofstetter, esperto di clima del WWF, citato in una nota. “L’attuale politica climatica della Svizzera è una sconfessione dell’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi”, aggiunge Georg Klinger di Greenpeace.

La classifica, istituita nel 2005, comprende 63 Paesi e l’Unione Europea, che insieme sono responsabili di oltre il 90% delle emissioni globali di gas serra.

Per il momento, il podio rimane vuoto. Infatti, nessuno degli Stati presi in considerazione sta facendo gli sforzi necessari per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Danimarca, Paesi Bassi e Regno Unito occupano i posti migliori, mentre Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Iran sono in fondo.

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