Secondo il Governo l’iniziativa “No a una Svizzera da 10 milioni!” va respinta senza controprogetto
Il consigliere federale Beat Jans.
Keystone-SDA
All'iniziativa dell'UDC "No a una Svizzera da 10 milioni!" non va opposto alcun controprogetto, né diretto, né indiretto.
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Lo ha stabilito venerdì il Consiglio federale, sostenendo che questa proposta mette a rischio la via bilaterale con l’UE, pregiudicando in tal modo la prosperità, lo sviluppo economico e la sicurezza del Paese.
Non nel nostro interesse
Per il “ministro” di giustizia e polizia (DFGP), Beat Jans, porre un tetto fisso all’immigrazione come vuole l’iniziativa non è nell’interesse della popolazione, poiché ci obbligherebbe a disdire l’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) e, a causa della clausola ghigliottina, decadrebbero gli accordi bilaterali I e II.
Ciò metterebbe in pericolo la nostra prosperità, ha sottolineato Jans, giacché una disdetta degli accordi in essere ci impedirebbe l’accesso privilegiato al mercato interno europeo. Gli accordi bilaterali con Bruxelles, ha sostenuto Jans, sono alla base del successo economico del nostro Paesi degli ultimi 20 anni. Senza immigrazione, perlopiù qualificata, non potremmo rispondere al bisogno di lavoratori in molti settori economici, dall’agricoltura, alla ricerca, dalla sanità all’edilizia, ha affermato il capo del DFGP. Senza immigrati ad esempio, il nostro sistema sanitario collasserebbe.
Brexit insegna
Insomma, secondo il “ministro” basilese, l’iniziativa genera grande insicurezza e ipoteca le possibilità delle future generazioni. L’uscita della Gran Bretagna dall’UE non ha fatto calare l’immigrazione e molti ora si pentono della Brexit, ha messo in guardia Jans.
Dobbiamo imparare da questa esperienza, ha sottolineato, aggiungendo che in un momento di crisi come questo, abbiamo bisogno di stabilità nelle nostre relazioni con l’UE e con i nostri vicini.
Minor sicurezza
Oltre alla nostra prosperità, l’iniziativa mette a repentaglio anche la nostra sicurezza. Molto probabilmente, infatti, la Svizzera verrebbe esclusa da Schengen/Dublino, ciò che potrebbe incrementare la migrazione irregolare e il numero di richiedenti l’asilo in Svizzera.
L’isolamento della Svizzera renderebbe più difficile lottare contro la criminalità e comprometterebbe la sicurezza interna, perché non avremmo più accesso alla banca dati europea di ricerca, ha evidenziato Jans.
Le contromisure
Tuttavia, per rispondere ai timori della popolazione a causa dell’immigrazione sostenuta, il Consiglio federale vuole intervenire con misure nei settori del mercato del lavoro, dell’alloggio e dell’asilo, ha detto Jans, spiegano che diversi provvedimenti sono stati presentati già nel gennaio scorso.
In particolare, la Confederazione vuole valorizzare ulteriormente il potenziale di manodopera indigena, in particolare integrando meglio nel mercato del lavoro le persone immigrate nel quadro del ricongiungimento familiare e le persone di età avanzata in cerca d’impiego. Si tratta di un provvedimento che contrasta indirettamente l’immigrazione, ha sottolineato Jans.
In merito al problema dell’alloggio, abbiamo adottato ulteriori misure per contrastare la crescente carenza di appartamenti. A ciò si aggiunge la clausola di salvaguardia negoziata di recente con l’UE che potrebbe consentire alla Svizzera di adottare misure di protezione temporanee o, in casi giustificati, di limitare l’immigrazione dall’UE senza mettere a rischio l’ALC e la via bilaterale.
Quanto all’asilo, la Segreteria di Stato per la Migrazione sta già collaborando con i Cantoni, le città e i Comuni per elaborare e attuare una serie di nuove misure volte a ridurre ulteriormente il numero di domande d’asilo infondate e prevenire gli abusi in questo settore.
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