Caso di abusi sessuali, la diocesi di Basilea fa mea culpa
La diocesi di Basilea ha ammesso gli errori commessi nella gestione di un caso di presunti abusi sessuali. Il vescovo Felix Gmür ha riconosciuto gli errori procedurali e parlato di "un fallimento che non deve ripetersi". Il caso è attualmente all'esame di Roma.
La diocesi di Basilea ha reagito a una notizia riportata nell'ultimo numero della rivista Beobachter. Secondo il periodico, un sacerdote nigeriano che lavorava in questa diocesi avrebbe ripetutamente abusato sessualmente di una minorenne tra il 1995 e il 1998.
Nel 2019 la donna ha denunciato l'abuso alla Chiesa cattolica. La competente commissione della Conferenza dei vescovi svizzeri l'ha riconosciuta come vittima e le ha versato un risarcimento di 15'000 franchi. Secondo il Beobachter però il presunto autore degli abusi non ha dovuto affrontare alcuna conseguenza.
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Reagendo alla notizia, la diocesi afferma di voler "riconoscere gli errori commessi, correggerli immediatamente e evitarli in futuro". Gli errori procedurali hanno causato ulteriori sofferenze alla persona interessata.
"Il Vescovo si rammarica profondamente per questo, così come per il fatto che il diritto della persona interessata a essere trattata con dignità e a una procedura conforme al diritto canonico non è stato rispettato in passato", continua il comunicato. Il caso è attualmente all'esame di Roma affinché la donna possa ricevere giustizia.
Alla diocesi di Basilea – la cui sede è a Soletta – appartengono dieci Cantoni nella Svizzera centrale e settentrionale. Con oltre un milione di fedeli, è la diocesi più grande della Svizzera.
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