Prigioni svizzere, affollate e con un alto tasso di suicidi
Il fenomeno del sovraffollamento delle strutture colpisce molti Paesi europei. La quota di suicidi nelle carceri è però sorprendentemente alta in Svizzera (superata solo dalla Lettonia a livello continentale). Il nesso tra le due problematiche c'è e si cerca di correre ai ripari aumentando la sensibilizzazione sulla salute psichica tra persone detenute e personale penitenziario.
Erano oltre un milione le persone incarcerate in tutta Europa nel 2022. In Svizzera, il numero dei detenuti e delle detenute, confrontato con il totale della popolazione, era inferiore alla media; il tasso di suicidi, tuttavia, era più alto.
È questa la triste fotografia che emerge dall’ultimo rapportoCollegamento esterno sul sistema carcerario redatto dall’Università di Losanna su commissione del Consiglio d’Europa e pubblicato negli scorsi giorni. L’analisi ha elaborato i dati sulle persone detenute basandosi sulle informazioni fornite dalle autorità carcerarie di 45 Paesi europei (le uniche a non aver fornito dati sono quelle della Bosnia-Erzegovina).
Secondo l’indagine, in Svizzera nel 2022 si sono tolti la vita in media 20,2 detenuti su 10’000. In tutto il continente la quota media è del 5,3. L’unico Stato con un livello di suicidi tra persone detenute superiore a quello della Confederazione è la Lettonia, il cui tasso è pari a 21,7 ogni 10’000 carcerati.
A risentirne sono vari aspetti, dall’igiene alla privacy
Uno dei fattori che incide nella qualità di vita delle persone carcerate è il sovraffollamento delle strutture, si fa notare nell’analisi. “Il sovraffollamento delle prigioni continua ad essere un problema acuto e persistente in un numero significativo di amministrazioni penitenziarie europee”.
Un carcere sovraffollato, indica il rapporto, “desta preoccupazione perché può peggiorare le condizioni di vita dei detenuti, con ripercussioni negative sui servizi igienici e sulla privacy, può far aumentare tensioni o violenze tra i detenuti, e limitare la capacità del personale penitenziario di gestire efficacemente i carcerati e di offrire programmi di riabilitazione e reinserimento adeguati”.
Le amministrazioni penitenziarie di sette Stati hanno segnalato una densità di popolazione carceraria di oltre 105 detenuti ogni 100 posti disponibili, indicando così un grave sovraffollamento: Cipro (166 detenuti ogni 100 posti), Romania (120), Francia (119), Belgio (115), Ungheria (112), Italia (109) e Slovenia (107). In cinque Paesi è stata segnalata una densità di persone considerata “molto elevata”: Grecia (103), Svezia (102), Macedonia del Nord (101), Croazia (101) e Turchia (100). Tra le giurisdizioni che hanno segnalato una densità carceraria inferiore a 100 persone ogni 100 posti, ma comunque al limite del sovraffollamento figurano: Irlanda (99), Portogallo (98), Finlandia (97), Danimarca (97), Inghilterra e Galles (97) e Azerbaigian (96). Il valore mediano tra i Paesi che hanno fornito questo dato è di 90 persone ogni 100 ed è proprio qui che si colloca anche la Svizzera.
Se per molti aspetti, l’attenzione sulla salute mentale e fisica delle persone in carcere si sta acuendo, per altri mancano ancora dati e ricerche che inquadrino la situazione. Ne abbiamo parlato con Fabienne Ayer, responsabile della comunicazione del Centro svizzero di competenze in materia d’esecuzione di sanzioni penaliCollegamento esterno (CSCSP), una fondazione che sostiene i cantoni nella formazione del personale carcerario oltre che nello sviluppo strategico dell’ambito penitenziario a livello nazionale.
tvsvizzera.it: Quante carceri in Svizzera sono interessate dal problema del sovraffollamento? Esiste effettivamente un legame tra questo fenomeno e l’aumento della fragilità psicologica dei detenuti e delle detenute?
Fabienne Ayer: Secondo i dati più recentiCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica (UST), riferiti al 31 gennaio 2024, la popolazione carceraria è aumentata del 7% in un anno. Degli attuali 88 istituti penitenziari in Svizzera, 20 strutture sono occupate al 100% o più (fino a un massimo del 165%. Altre 32 strutture sono occupate tra il 90% e il 99%, che è comunque già considerato un valore critico.
+ Come mai i giudici in Svizzera sono così clementi?
Ciò significa che la maggior parte delle prigioni è effettivamente sovraffollata, in alcuni casi in modo massiccio, oppure è a un passo dall’esserlo. Da quando abbiamo iniziato a monitorare i dati sull’occupazione (Monitoraggio del sistema penitenziarioCollegamento esterno) nel gennaio 2022, non abbiamo mai registrato tassi di occupazione così elevati.
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La situazione è tesa anche in alcuni centri specializzati per malati psichici. A Curabilis, nel Canton Ginevra, c’è l’unica struttura specializzata della Svizzera occidentale e il suo tasso di occupazione è del 97%. Nelle strutture della Svizzera tedesca (come il Massnahmenzentrum Bitzi nel Canton San Gallo o il Centro terapeutico carcerario di Soletta) è tra l’85% e il 90%.
Il sovraffollamento ha certamente un impatto negativo sulla salute mentale dei detenuti e in alcuni casi grava anche sul personale penitenziario.
In quale maniera influisce sulla salute mentale delle persone detenute e del personale impiegato nelle carceri?
Il sovraffollamento può avere diverse conseguenze, a seconda delle strutture o delle possibilità a disposizione di un centro di detenzione per reagire alle situazioni critiche: tempi di attesa più lunghi per l’assistenza medica e/o psichiatrica, meno sorveglianza ravvicinata o sostegno individuale da parte del personale, effetti negativi sulle relazioni sociali.
Tra questi ultimi figurano in particolare meno intimità, livelli di rumore elevati anche di notte, più conflitti o aggressioni tra i detenuti, in alcuni casi meno opportunità di contatto con il mondo esterno (ad esempio, meno tempo a disposizione per le telefonate, meno visite). Questi fattori di stress, insieme alle limitate possibilità di una persona detenuta di reagire in modo indipendente e autonomo, possono portare a una tensione mentale molto elevata.
Poiché il sovraffollamento ha un impatto negativo anche sul personale carcerario, anche il rapporto tra quest’ultimo e i detenuti può essere compromesso. Le conseguenze sono la mancanza di tempo per portare a termine tutti i compiti con lo standard qualitativo richiesto. Di conseguenza, i compiti percepiti come secondari si accumulano e vengono rimandati a favore di quelli prioritari. Questo si ripercuote sulla salute del personale. Inoltre, anche il fatto che il dialogo tra personale e detenuti venga compromesso può a sua volta portare a tensioni tra i detenuti.
Esistono differenze sostanziali in termini di condizioni tra la situazione delle donne e quella degli uomini detenuti?
In Svizzera, la legge stabilisce che “va tenuto conto delle preoccupazioni e delle esigenze dei detenuti d’ambo i sessi” (art. 75 cap. 5 del Codice penaleCollegamento esterno). Le donne sono considerate un gruppo che richiede un’attenzione particolare e condizioni di detenzione adattate (ad esempio, a specifiche esigenze biologiche). Le donne in strutture miste (come le carceri regionali) sono generalmente più a rischio di isolamento (lavorano da sole, passeggiate da sole, dormono in celle singole).
+ Cosa significa “a vita” nel diritto penale svizzero?
Come misura contro l’attuale sovraffollamento, in alcuni cantoni le donne con una condanna breve vengono trasferite da un carcere giudiziario a un istituto penitenziario penale (come il carcere di Hindelbank), dove la struttura offre maggiori alternative per il tempo libero, il lavoro, la formazione. Questo ha sicuramente un effetto positivo sulla salute mentale grazie alle possibilità che scaturiscono dalla detenzione di gruppo, come le attività ricreative per esempio.
Le persone che si trovano in una prigione svizzera e vivono un disagio, tendenzialmente chiedono aiuto oppure no?
Non siamo a conoscenza di studi in merito. La capacità di chiedere o essere in grado di chiedere aiuto in situazioni di emergenza dipende da diversi fattori come la cultura, l’istruzione, la personalità, la lingua parlata. È una caratteristica poco legata al Paese di detenzione.
In Svizzera, si presta particolare attenzione alla sensibilizzazione del personale penitenziario sul dovere di assistenza e sulla salute dei detenuti – sia fisica sia mentale –, nonché sul fenomeno dello shock carcerario e sulla vulnerabilità che alcuni gruppi di detenuti possono manifestare (donne, anziani, stranieri, giovani, persone LGBTIQ, eccetera). Questo dovrebbe porre i detenuti in una situazione in cui chiedere aiuto diventi più facile.
Il fatto che un detenuto si rivolga al personale in caso di bisogno dipende inoltre molto dall’esistenza o dall’instaurazione di un rapporto di fiducia con il personale stesso. La presenza di una persona di riferimento può essere molto utile a tal fine.
Che tipo di supporto psicologico è disponibile?
In un centro di detenzione esistono diverse figure che possono fornire una qualche forma di supporto psicosociale: specialisti psicoterapeutici-psichiatrici, servizi sociali, consulenza, assistenza pastorale, assistenza medica, servizio di visite volontarie. Tutti possono essere il primo punto di contatto per facilitare l’accesso a queste risorse quando le detenute e i detenuti chiedono aiuto o per riconoscere il disagio psicologico di una persona.
Le esigenze e la capacità di risposta variano notevolmente da persona a persona: se per qualcuno la maniera di trovare conforto passa da un trattamento psichiatrico, per qualcun altro può essere più utile una conversazione con un cappellano. Dove necessario e dove possibile, vengono coinvolti anche gli interpreti.
+ Perché sette detenuti su dieci in Svizzera sono stranieri?
Le persone che si suicidano o tentano di suicidarsi nelle carceri svizzere, tendenzialmente, hanno richiesto un aiuto in precedenza?
Non siamo a conoscenza di studi su questa questione in Svizzera. Ciò è aggravato dal fatto che i tentativi di suicidio nelle carceri non sono registrati in modo completo in Svizzera. Quello che sappiamo è che il rischio di suicidio tra la popolazione carceraria è molto più elevato rispetto alla popolazione generale.
Le persone con pensieri suicidari o i loro familiari, conoscenti e amici hanno a disposizione diversi servizi cui rivolgersi 24 ore su 24:
– servizio di consulenza telefonica del Telefono Amico: numero di telefono 143;
– servizio di consulenza telefonica di Pro Juventute (per bambini e giovani): numero di telefono 147;
– ulteriori indirizzi e informazioni sono disponibili sul sito: www.parlare-puo-salvare.chCollegamento esterno.
Nelle carceri svizzere, la suicidalità (termine che include l’idea del suicidio e tutti comportamenti associati ad esso come il tentativo di suicidio o l’autolesionismo, ndr.) è quindi generalmente indagata nel colloquio di ammissione e il personale ha le conoscenze necessarie per riconoscerne i segnali.
Cosa potrebbe rappresentare un segnale?
È particolarmente importante prestare attenzione alle persone molto ritirate e che non cercano il dialogo di propria iniziativa: questo può essere un segno di pensieri o intenzioni suicide.
Quali misure pensa che dovrebbero essere messe in atto per migliorare la salute mentale dei detenuti e delle detenute?
Migliorare le condizioni carcerarie, soprattutto durante la detenzione preventiva. Nei Cantoni di ZurigoCollegamento esterno e BernaCollegamento esterno sono già stati lanciati dei progetti pilota relativi alle custodie cautelari. Le persone in carcere possono trascorre più tempo all’aperto e vedere i propri familiari più frequentemente.
L’attenzione si concentra poi sulla formazione del personale penitenziario, sull’assistenza psichiatrica di base, ma anche sulle misure di prevenzione delle malattie psichicheCollegamento esterno. Il Centro svizzero di competenze in materia d’esecuzione di sanzioni penaliCollegamento esterno ha lanciato un progetto sul trattamento della suicidalità negli istituti di detenzione svizzeri. Saremo in grado di fornire informazioni più dettagliate su questo tema nel corso del prossimo anno.
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