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Cala il reddito delle famiglie contadine svizzere

Allevatori con le loro mucche nella regione di Wassen (URI).
Un mondo bucolico che nasconde però qualche spina. KEYSTONE

Dopo sette anni le entrate delle aziende del settore primario hanno registrato nel 2022 una contrazione pari all'1,3%. Ma vi sono ampie differenze tra regioni e i vari tipi di imprese e i salari restano bassi.

Dal rapporto adottato venerdì dall’esecutivo federale, che era stato sollecitato da un atto parlamentare (21.4585 Bulliard) risulta che i salari sono in buona parte al di sotto di quelli degli altri rami economici. Tra il 2015 e il 2021, viene sottolineato, il reddito delle aziende agricole è aumentato del 32%, attestandosi mediamente a 80’709 franchi (80’100 euro) ma l’anno successivo si è constatato un regresso, seppur minimo, dell’1,3%.

Un dato che non fotografa appieno la situazione del comparto primario in ragione delle differenze, riconducibili a diversi fattori. Innanzitutto si constata una maggiore redditività delle aziende di pianura rispetto a quelle delle regioni di montagna. Anche la formazione sembra avere un ruolo importante, dal momento che le aziende guidate da responsabili qualificati hanno conseguito guadagno nettamente superiori alle altre e sono anche quelle che hanno registrato incrementi più marcati dei salari.

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Non sono da trascurare, segnala sempre il rapporto, la dimensione dell’impresa – quelle più grandi hanno mediamente maggiore successo – e il tipo di produzione: le colture speciali e la trasformazione assicurano maggiori margini di profitto rispetto all’allevamento di mucche da latte o nutrici.

Salari ancora bassi

Se si comparano poi le remunerazioni risulta che le retribuzioni del lavoro agricolo – 17 franchi all’ora in media –  sono inferiori ai salari degli altri settori: il valore mediano del reddito agricolo annuo per unità di manodopera familiare ammonta infatti a 50’551 franchi mentre il salario lordo mediano varia, ad esempio, dai 54’551 franchi nella ristorazione ai 95’964 franchi per le e i veterinari. Discorso che cambia però nelle regioni di pianura dove i salari agricoli superano quelli di diversi altri rami.

Non vanno poi dimenticate le entrate derivanti da attività extra agricole, pari al 31% del totale del reddito conseguito dalle economie domestiche contadine, che nel 2021 si è attestato a 111’284 franchi. Oltre il 93% di queste dichiara di disporre di una o più entrate supplementari.

Sullo sfondo del rapporto pubblicato dal Governo emerge un quadro differenziato: da un lato il reddito del lavoro per ore di attività (sulla base di 2’800 ore annue) è oggettivamente basso, dall’altro la situazione delle aziende agricole ha conosciuto negli ultimi anni un’evoluzione positiva dal profilo dei profitti.

Mondo contadino in subbuglio

La comunicazione del Governo cade in un momento delicato per il mondo agricolo, scosso a livello europeo da vaste proteste per denunciare le difficoltà di ordine economiche che si trova ad affrontare e che non hanno risparmiato, seppur in misura minore, anche la Svizzera.

Proprio ieri, giovedì, esponenti del settore primario hanno voluto lanciare un S.O.S. in tutta la Confederazione, con decine di manifestazioni con trattori (soprattutto nella Svizzera occidentale francofona), coordinate, attraverso i social media, dal movimento “Révolte agricole Suisse”. Nessun blocco stradale, né intemperanze da parte delle e dei partecipanti: tutt’al più per la campagna elvetica si possono osservare cartelli stradali capovolti.

La protesta, anche in Svizzera, viene promossa per denunciare il deterioramento delle condizioni economiche: guadagni in calo, prezzi alla produzione troppo bassi, soprattutto rispetto a quelli praticati dalla grande distribuzione, e costi energetici in continuo aumento. In proposito la richiesta ufficiale espressa a inizio gennaio dall’Unione svizzera dei contadini (USC) è che i prezzi alla produzione vengano aumentati del 5-10%. 

Rapporto complicato con la politica

Sullo sfondo c’è poi la minaccia dell’iniziativa popolare per la biodiversitàCollegamento esterno sulla tutela del territorio che, a detta delle operatrici e degli operatori del settore, comporta pesanti limitazioni alla produzione ed è “sproporzionata”.

Ma in definitiva il Governo federale, nella manovra di bilancio, ha tendenzialmente risparmiato il settore e le imprese dislocate nelle zone collinari e di montagna vengono sussidiate generosamente dalla Confederazione – la Svizzera è infatti il Paese che più sovvenziona l’agricoltura tra i 34 Stati dell’OCSE -, soprattutto per il loro ruolo fondamentale esercitato nella manutenzione del territorio nelle regioni periferiche.

Inoltre, se il fatturato dell’agricoltura rappresenta meno dell’1% del Prodotto interno lordo, l’approvvigionamento alimentare dei ricchi agglomerati urbani della Confederazione dipende pur sempre dal lavoro quotidiano di 149’578 contadini e contadine (dati 2022), impiegati in 48’344 aziende (di cui 7’819 bio).

Per completezza occorre aggiungere che nel 2023 il settore primario ha prodotto una ricchezza pari a 12 miliardi di franchiCollegamento esterno, metà della quale proveniente dall’allevamento.

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