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Cala ancora la disoccupazione in Svizzera

Un meccanico alle prese con un motore.
Tra coloro che cercano lavoro in Svizzera, la maggior parte sono uomini. Keystone

Il numero dei senza lavoro iscritti agli uffici regionali di collocamento continua a calare in Svizzera. Rispetto allo stesso mese dello scorso anno il tasso è sceso dal 3.6% al 2.5%. I cantoni di lingua francese rimangono i più colpiti dalla disoccupazione, pur restando tutti ampiamente sotto la soglia psicologica del 5%. In generale, il mercato del lavoro è in ripresa anche se la guerra in Ucraina porta nuove incertezze.

I dati riguardanti febbraio 2022 sono stati pubblicati lunedì mattina dalla Segretaria di Stato dell’economia (Seco). Anche rispetto al mese di gennaio (2.6%), il tasso è leggermente sceso. In numeri assoluti, i disoccupati alla ricerca di un impiego erano 117’970, ovvero 4’298 in meno rispetto al mese precedente e 49’983 in meno di febbraio 2021, ancora particolarmente segnato dalla pandemia. Va peraltro ricordato che nel giugno 2019 le persone senza impiego erano però ancora meno di centomila (97’222).

Romandia e stranieri i più colpiti

I cantoni romandi rimangono i più colpiti dalla disoccupazione, pur restando tutti ampiamente sotto la soglia psicologica del 5%. Con un tasso del 4,4% il primato negativo spetta a Ginevra, seguono Giura (4,1%), Vaud (3,6%) e Neuchâtel (3,5%).

Con un tasso dello 0,5%, Appenzello interno è invece il cantone con meno disoccupati. Il motore economico della nazione, Zurigo, è al 2,3%, un po’ meno della media nazionale.

Per quanto riguarda la cittadinanza, gli svizzeri presentano una quota di senza lavoro dell’1,7% (-0,1 rispetto a gennaio 2022, -0,4 rispetto alla media annua del 2021), gli stranieri del 4,7% (-0,2 e -0,6). Per paese di provenienza, i tassi di disoccupazione più elevati coinvolgono i bulgari (13,5%), i rumeni (9,6%), gli africani (9,3%) – che la Seco considera nel loro insieme -, i kosovari (7,6%) e i polacchi (7,0%).

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Per onestà intellettuale, va ricordato che i dati diffusi dalla Seco si basano sulle persone effettivamente iscritte agli uffici regionali di collocamento. La definizione è quindi diversa da quella dei disoccupati ai sensi dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO), che opera attraverso sondaggi. L’ultima stima disponibile – pubblicata a metà dicembre – dà la disoccupazione in Svizzera nel terzo trimestre 2021 al 5,1%. Lo scarto fra i due dati – quello della Seco e quello ILO – suscita spesso acceso dibattito.

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Mercato del lavoro in ripresa

Per la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) è ipotizzabile che nei mesi estivi il tasso di disoccupazione in Svizzera scenda attorno al 2%. Tuttavia, dopo due anni segnati dalla pandemia è ora la guerra in Ucraina a portare nuove incertezze.

Le prospettive di impiego in Svizzera sono attualmente buone: “C’è stato un ulteriore calo delle cifre della disoccupazione in quasi tutti i settori”, ha detto Boris Zürcher, capo della direzione del lavoro alla Seco, in una conferenza telefonica. L’alto funzionario ha aggiunto che c’è ancora un alto livello di dinamismo: a suo avviso, “le aziende creano costantemente posti di lavoro e gli impiegati cambiano costantemente lavoro”.

A causa della forte ripresa, non è una sorpresa che il numero di posti vacanti e anche le difficoltà di reclutamento delle aziende stiano aumentando, ha spiegato Zürcher. Tuttavia, ha aggiunto, “non crediamo che questo sarà un problema a lungo termine”.

Per la Seco lo sviluppo positivo continuerà: finora, gli esperti della Confederazione ipotizzano un tasso di disoccupazione del 2,4% per tutto l’anno. “Il tasso stagionalmente corretto è già al di sotto”, ha sottolineato Zürcher, secondo cui “c’è da aspettarsi che potremmo arrivare a cifre molto vicine al 2% verso l’estate”.

Tuttavia, ha aggiunto, la guerra in Ucraina ha aggiunto nuovi rischi. Secondo il funzionario, gli effetti diretti saranno probabilmente limitati a causa dei pochi legami commerciali. Ma i canali indiretti come la carenza di energia o le perdite di produzione potrebbero avere un impatto maggiore.

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