Brevetti sui vaccini: comitato ONU critica la Svizzera e altri Paesi occidentali
La Svizzera e altri Paesi occidentali hanno violato il diritto internazionale rifiutandosi di revocare la proprietà intellettuale sui vaccini contro il coronavirus. Lo afferma un comitato dell'ONU, secondo cui Berna non ha onorato i suoi impegni in termini di garanzia di non discriminazione.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
In una decisione resa nota giovedì a Ginevra, il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale, che non si esprime però a nome dell’ONU, se la prende pure con gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania.
Le minoranze e i gruppi esposti a violazioni della Convenzione contro le discriminazioni razziali sono stati maggiormente colpiti, a suo avviso. In diversi Paesi in via di sviluppo, meno dell’1% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di richiamo.
La quota nel mondo intero ha invece raggiunto un terzo, ha aggiunto il comitato. “Le sfide attuali di ineguaglianza possono essere significativamente attenuate condividendo l’accesso ai diritti di proprietà intellettuale” su tutte le tecnologie contro il Covid-19, ha affermato.
Accordo attuale insufficiente
Nel corso di una riunione presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel giugno 2022, la Svizzera e altri Stati avevano accettato una revoca provvisoria dei brevetti sui vaccini per cinque anni, ma soltanto dopo due anni di pandemia.
Secondo il Comitato dell’ONU, composto da 18 esperti ed esperte indipendenti le cui opinioni non sono vincolanti, questo accordo è però insufficiente.
“Non ci si spinge abbastanza lontano per affrontare gli alti tassi di morbilità e mortalità dovuti al Covid-19 in tutto il mondo tra gli individui e i gruppi più vulnerabili alla discriminazione razziale”, hanno dichiarato in una nota.
Di fronte a questa situazione, il comitato ha invitato “gli Stati del Nord, in particolare la Germania, la Svizzera, il Regno Unito e gli Stati Uniti, a rinunciare ai diritti di proprietà intellettuale relativi a vaccini, trattamenti o tecnologie mediche legate alla pandemia di Covid-19”.
Il comitato ritiene che il Covid-19 rimanga “un grave problema di salute pubblica i cui devastanti effetti negativi colpiscono in modo sproporzionato gruppi e individui vulnerabili alla discriminazione razziale”.
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