La Borsa svizzera ha reagito poco ai dazi? “Troppo presto per dirlo”
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Il fatto che la borsa svizzera abbia finora avuto una scarsa reazione ai dazi del 39% decisi dal presidente americano Donald Trump non deve indurre a conclusioni affrettate.
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Lo afferma Nannette Hechler-Fayd’herbe, responsabile degli investimenti della banca privata ginevrina Lombard Odier.
“La completa trasformazione del sistema sanitario statunitense non passerà senza lasciare traccia sulle aziende farmaceutiche elvetiche”, mette in guardia l’esperta in un’intervista pubblicata oggi dal portale Cash. “Ma nel mercato azionario elvetico non conta solo il settore farmaceutico: ci sono molte aziende di servizi da prendere in considerazione, che sono più focalizzate sul mercato interno o europeo. Queste sono molto meno colpite dalle tariffe americane. Non sorprende quindi che la borsa svizzera non abbia ancora reagito in modo significativo. È comunque ancora troppo presto per decretare il cessato allarme”.
“Abbiamo vissuto ripetutamente momenti che hanno rappresentato sfide molto impegnative per tutti i settori e in diversi cicli economici”, prosegue la specialista. “Nel nostro scenario di base ipotizziamo che i dazi statunitensi nei confronti della Svizzera diminuiranno e non rimarranno permanentemente così elevati. Non sappiamo esattamente quando, ma prevediamo che alla fine l’aliquota doganale si attesterà tra il 15% e il 20%. Le aziende avranno quindi un po’ di tempo per riorganizzarsi, motivo per cui i dividendi non dovrebbero essere influenzati”.
Anche i tassi di interesse pari a zero dovrebbero rappresentare un fattore di sostegno. “Ciò consente un certo margine di manovra nella valutazione al rialzo, in modo da poter compensare l’andamento negativo degli utili delle aziende”, conclude la professionista.
Lunedì, primo giorno di apertura della borsa di Zurigo dopo l’annuncio dei dazi intervenuto venerdì primo agosto, festa nazionale, l’indice di riferimento SMI ha perso lo 0,15%, mentre ieri ha guadagnato lo 0,34%.
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