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Boom di vendite di prodotti proteici, un’esperta mette in guardia

donna solleva pesi in plestra
I prodotti proteici spesso contengono quantità eccessive di additivi o di zuccheri. Keystone-SDA

I prodotti proteici sono in piena espansione in Svizzera, ma non sempre rispondono a un'esigenza reale.

In un momento in cui i social celebrano una sorta di culto degli articoli ricchi di proteine anche i rivenditori stanno ampliando fortemente la loro gamma: ma i loro prodotti sono ultra-elaborati e fanno bene più ai commercianti che ai consumatori, sostiene la nutrizionista losannese Ioana Chelemen.

“Effettivamente le proteine sono diventate sempre più popolari”, afferma l’esperta in un’intervista pubblicata lunedì dal portale Watson. “Dopo la pandemia di Covid-19 è diventato evidente che la popolazione elvetica attribuisce in generale maggiore importanza alla propria salute, sia attraverso lo sport che attraverso un’alimentazione più consapevole. Questo è di per sé uno sviluppo positivo. Il problema, però, è che ora ci troviamo di fronte a una vera e propria confusione commerciale che offre ai consumatori poche indicazioni: i supermercati, ovviamente, sfruttano questa situazione”.

Il servizio del TG 20.00 della RSI del 23 luglio 2025:

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A suo avviso vi sono effettivamente casi di carenza di proteine, ma in generale gli articoli in questione non soddisfano un’esigenza reale. “In realtà la maggior parte di questi prodotti è altamente trasformata: per qualche grammo di proteine in più il consumatore spesso riceve una quantità eccessiva di additivi o di zuccheri, che in realtà non dovrebbero avere spazio. Ma se si acquista un prodotto trasformato pubblicizzato con un elevato contenuto proteico si ha subito la sensazione di fare qualcosa di buono per il proprio corpo, senza grandi sforzi”.

“Naturalmente, non tutti i prodotti sono uguali, ma la maggior parte di essi non offre un grande valore aggiunto dal punto di vista nutrizionale”, insiste la specialista. “Il vero vantaggio è soprattutto per le catene di supermercati, che si buttano deliberatamente sulla tendenza e sfruttano l’opportunità di vendere i loro prodotti arricchiti di proteine a un prezzo più alto”.

Una questione di marketing

“In generale la parola proteine è associata principalmente alla salute, quindi il marketing si rivolge a una fascia molto ampia della popolazione. Sebbene i giovani siano particolarmente ricettivi a questa strategia di marketing aggressiva, essa si rivolge anche agli abitanti stressati delle città: questo perché i supermercati si concentrano principalmente su prodotti ricchi di proteine che non richiedono alcuna preparazione, ideali per un consumo veloce in viaggio”.

“Una persona sana che segue una dieta equilibrata e varia è in grado di soddisfare il proprio fabbisogno proteico in modo del tutto naturale”, argomenta Chelemen. Diventa invece più difficile con alcuni tipi di dieta, come quella puramente vegana. “Naturalmente esistono numerose fonti proteiche di origine vegetale. È però molto più difficile raggiungere la quantità giornaliera raccomandata con le sole lenticchie o il tofu, rispetto al pollo, ad esempio, che fornisce circa 30 grammi di proteine per 100 grammi”, prosegue l’intervistata. “Si stima che un grammo di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno sia il minimo per una persona; questa quantità può essere aumentata se si è fisicamente attivi o molto attivi”.

Il problema? “Chi vuole perdere peso o aumentare la massa muscolare spesso segue creatori di contenuti sui social che esaltano le proteine, mettendo in secondo piano una dieta equilibrata”, spiega la professionista. “A ciò si aggiunge la costante autopromozione dei loro contenuti: ogni post deve distinguersi di fronte a una concorrenza sempre più agguerrita. E non dimentichiamo le numerose collaborazioni con produttori di proteine in polvere o barrette, dove spesso non è chiaro cosa ci sia esattamente all’interno. Il pubblico di questi account è spesso composto da giovani che hanno appena iniziato ad allenarsi e che non hanno certo bisogno di 200 grammi di proteine al giorno”.

Vero è che ci sono anche i coach e gli influencer che riportano alla ribalta le vecchie e collaudate abitudini dei nostri nonni, con il ritorno di prodotti quali carne, verdura, frutta, uova, come pure di approcci quali bere acqua nonché dormire a sufficienza: sono però chiaramente la minoranza. “Anche se è interessante vedere che la salute è molto più di tendenza oggi rispetto a dieci anni or sono ci sono ancora troppi eccessi e sviluppi discutibili in questo settore. Si può notare che nuovi creatori di contenuti stanno cercando di fare chiarezza con contributi fondati, ad esempio commentando le assurdità che incontriamo ogni giorno sui social network: ma anche in questo caso rimangono l’eccezione, non la regola”, conclude Chelemen.

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