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Una strategia contro la povertà infantile in Svizzera

In Svizzera, serve una strategia nazionale per combattere la povertà infantile. È quanto chiede la Caritas nazionale, che per ridurre il problema propone sussidi alle famiglie, sostegni all’infanzia e soluzioni per conciliare vita professionale e familiare.

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La povertà dei bambini è un fenomeno reale anche nel nostro Paese. Secondo i dati ribaditi giovedì da Caritas SvizzeraCollegamento esterno, 76’000 bambini ne sono colpiti e altri 188’000 vivono appena al di sopra della soglia di povertà, in condizioni precarie.

Genitori soli o poco istruiti

Il fenomeno tocca in modo particolare i figli di famiglie monoparentali o nelle quali i genitori hanno un livello di formazione basso.

È una famiglia povera quella che deve sopravvivere con meno di 20 franchi al giorno a persona per alimentazione, abbigliamento, energia, mobilità, igiene, educazione e svago.

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Benché si tratti di uno dei Paesi con il più alto livello di vita in Europa, in Svizzera nel 2016 una persona su 5 non era in grado di far fronte a una spesa imprevista di poco superiore ai 2000 euro. Poco meno del 7% della popolazione era a rischio di cadere in una situazione di povertà persistente.

Svizzera poco “generosa”

Il governo, secondo i rilevamenti di Caritas, non fa abbastanza per sostenere i bambini e le famiglie. Con l’1,5%, del PIL, la Svizzera si situa sotto la media europea (2,3%).

Per colmare il divario, la Confederazione dovrebbe moltiplicare per tre quel che spende per la presa a carico extra familiare dei bambini.

Il riferimento è, in particolare, alle limitate sovvenzioni per gli asili nido: qui i genitori spendono da due a tre volte in più dei Paesi limitrofi.

L’asilo in Ticino: un modello

La scuola dell’infanzia gratuita per tutti i bambini a partire da tre anni, come è uso nel canton Ticino, permetterebbe alle famiglie povere di conciliare meglio lavoro e vita familiare, osserva l’associazione.

Caritas chiede alla poltiica l’introduzione di prestazioni complementari a livello nazionale, e all’economia di permettere condizioni d’impiego che tengano conto della vita privata, in tutti i campi d’attività e a tutti i livelli di carriera.

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