Aperta procedura penale per il primo utilizzo di Sarco in Svizzera
La controversa capsula per il suicidio Sarco è stata utilizzata per la prima volta in un capanno situato in una foresta del canton Sciaffusa. Questo nonostante ieri, lunedì, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider abbia confermato che Sarco non è conforme alla legge.
La capsula Sarco (da sarcofago) è stata presentata a luglio, non senza scatenare accese discussioni, dalla nuova associazione di aiuto al suicidio, “The Last Resort”. L’organizzazione aveva assicurato che sarebbe stata utilizzata in Svizzera entro l’anno senza però precisare né dove né quando. Ora lo sappiamo.
Oggi, martedì 24 settembre, la polizia cantonale di Sciaffusa ha infatti comunicato che una persona si è tolta la vita con l’azoto, utilizzando la capsula suicida Sarco. Secondo l‘inventore della capsula, il medico australiano Philip Nitschke, si tratterebbe di una donna americana di 64 anni. Gli agenti inviati sul posto hanno sequestrato la capsula. Il cadavere della persona deceduta è stato portato all’Istituto di medicina legale di Zurigo per l’autopsia.
Il servizio del Telegiornale della RSI:
La polizia ha arrestato diverse persone avviando nei loro confronti un procedimento penale. In estate, subito dopo la presentazione di Sarco, diversi ministeri pubblici di molti Cantoni avevano annunciato che avrebbero avviato procedimenti penali se la capsula fosse stata utilizzata sul loro territorio.
Proprio il procuratore generale del Canton Sciaffusa Peter Sticher aveva immediatamente avvertito che ci sarebbero state gravi conseguenze legali in caso di utilizzo della capsula poiché – secondo il magistrato – non ci sarebbero informazioni affidabili sulle modalità che conducono alla morte e neppure sul modello di finanziamento. E così è stato.
Dibattito parlamentare
Sarco è stato utilizzato nonostante proprio ieri, lunedì, durante l’ora delle domande al Consiglio nazionale la Consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, rispondendo a un quesito della democentrista zurighese Nina Fehr Düsel, aveva dichiarato che Sarco non è conforme alla legge sotto due aspetti.
Secondo il Governo federale, la capsula non soddisfa i requisiti sulla sicurezza dei prodotti. Per questo non dovrebbe quindi essere immessa sul mercato.
Inoltre, la ministra della salute ha chiarito che l’uso dell’azoto al suo interno non è compatibile con la legge sui prodotti chimici. Se questo gas non venisse utilizzato in rispetto alle norme, la questione sarebbe di competenza cantonale. Stando ai suoi promotori, invece, il dispositivo rispetterebbe la legge.
L’Associazione “The Last Resort”
La capsula dell’associazione “The Last Resort” (“ultima risorsa”), ha da subito scatenato una serie di discussioni sulla conformità legale del suo utilizzo. Ma la questione è pure di natura etica. Markus Zimmermann, presidente della Commissione nazionale di etica in materia di medicina umana (CNECollegamento esterno), ha espresso tutta la sua perplessità. ZimmermannCollegamento esterno considera infatti problematica dal punto di vista etico la pratica di questa organizzazione, che vuole eliminare il più possibile il corpo medico dalla procedura.
Rispetto a quanto avviene con le associazioni svizzere Exit e Dignitas, il suicidio con Sarco non richiede infatti l’intervento di un medico perché l’azoto non è un farmaco, contrariamente al pentobarbital.
Sempre secondo Markus Zimmermann, l’uso della capsula potrebbe però accelerare l’introduzione di una legislazione in materia. Attualmente, in Svizzera l’assistenza al suicidio è punibile solo se si è spinti da motivi egoistici. Secondo il teologo ed etico cattolico, docente all’Università di Friburgo, in Svizzera il suicidio assistito è quindi scarsamente regolamentato.
La Svizzera, come molti altri Paesi, ha depenalizzato il suicidio all’inizio del XX secolo. Dall’entrata in vigore del Codice penale (CP) nel 1942, anche l’eutanasia è regolamentata dalla legge. Il CP recita: “Chiunque per motivi egoistici istiga qualcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”. Questo significa che, al contrario, il suicidio assistito per motivi altruistici è consentito.
L’eutanasia attiva indiretta – come la somministrazione di un farmaco antidolorifico che accorcia la vita come effetto collaterale – non è regolamentata dalla legge, ma oggi è generalmente considerata legale. Lo stesso vale per l’eutanasia passiva, ad esempio l’annullamento delle misure di mantenimento in vita. L’eutanasia attiva, invece, continua a costituire un reato di omicidio.
Cos’è Sarco e come funziona
Sarco è una capsula, stampata in tre dimensioni (3D), montata su un supporto avente al suo interno un contenitore di azoto liquido. Il meccanismo che porta al decesso viene attivato autonomamente dalla persona che desidera morire, coricata all’interno della struttura, schiacciando un pulsante.
Con questo gesto l’azoto liquido viene istantaneamente nebulizzato e immesso nella capsula, facendo scendere il livello di ossigeno a meno del 5% in meno di un minuto (nell’aria il tenore del gas vitale è del 21%). La persona perde conoscenza dopo poche inalazioni di azoto e muore dopo circa 5 minuti, secondo l’inventore della capsula, il medico australiano Philip Nitschke. Il decesso interviene dunque per asfissia da azoto, un gas inerte.
Suicidi assistiti
In Svizzera, il numero di persone che hanno fatto ricorso al suicidio assistito è aumentato costantemente. Nel 2022, erano quasi 1’600. Questa cifra non comprende le persone straniere non residenti in Svizzera.
Nonostante il suicidio assistito in Svizzera sia aumentato notevolmente negli ultimi anni, esso rappresenta meno del 2% di tutti i decessi. Altre forme di eutanasia, come la sospensione o l’interruzione delle misure di sostegno vitale, sarebbero praticate molto più frequentemente.
Chi ha fatto ricorso al suicidio assistito?
Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, circa il 60% erano donne. 190 persone – poco meno del 12% – avevano meno di 65 anni. Delle 1’125 persone che hanno deciso di mettere fine ai propri giorni con Exit Svizzera tedesca, la più grande delle nove organizzazioni di suicidio assistito in Svizzera, circa un terzo aveva il cancro e lo stesso numero soffriva di malattie multiple.
Quanto è esteso il “turismo della morte”?
In Svizzera l’assistenza al suicidio è legalmente punibile solo quando è dettata da “motivi egoistici”. Anche chi vive all’estero può far capo all’assistenza al suicidio. Exit non accetta le persone che non hanno un passaporto svizzero o una residenza permanente nella Confederazione.
Tuttavia, ci sono altre organizzazioni di questo tipo che forniscono assistenza, in particolare Dignitas. Gli ultimi dati di quest’ultima mostrano che nel 2022 il maggior numero di persone proveniva dalla Francia (46), seguita dal Regno Unito (33) e dall’Italia (22). È quindi probabile che il “turismo della morte” in Svizzera rappresenti meno di un quinto di tutti i decessi per suicidio assistito.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.