Una persona ultrasessantenne su cinque subisce violenze, spesso tra le mura domestiche, ma sono poche quelle che chiedono aiuto. Si muove la politica.
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Solo 359 individui infatti, fa sapere l’organizzazione Vecchiaia senza violenza, hanno fatto ricorso ai suoi servizi l’anno passato, nonostante il fenomeno sia estremamente diffuso. E i soggetti più a rischio, aggiunge, sono quelli più fragili dal profilo psicologico, motorio o economico.
Nel 40% dei casi sono violenze psicologiche
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Non sono risparmiati neanche gli istituti specializzati (case anziani), dove in alcuni casi, documentati dalla cronaca, viene fatto uso non giustificato dei sedativi. Gli abusi sono spesso di natura psicologica (40%) e fisica (30%) ma non mancano irregolarità finanziarie ai danni di anziane e anziani (17%), perpetrate in genere da truffatori seriali.
Come accennato, sovente sono gli stessi famigliari ad avere comportamenti persecutori nei confronti della persona assistita. Condotte che si manifestano in aggressioni verbali, divieti o costrizioni, che possono arrivare alla loro segregazione.
Mozione alle Camere
Proprio martedì la Camera alta ha approvato una mozione, già votata dal Consiglio nazionale, che prevede l’adozione di un programma per prevenire le violenze sulle persone anziane.L’atto parlamentare in questione, presentato da Ida Glanzmann-Hunkeler (Centro), sollecita un piano che, oltre ad abbattere i tabù sulla questione, dovrà rafforzare l’offerta a livello di prevenzione, formazione e messa in rete degli attori interessati, nonché ampliare le prestazioni volte ad assistere le persone anziane e sgravare i familiari.
Un’esortazione che ha trovato orecchie attente anche agli Stati, con diversi oratori – specie di sinistra – che hanno giudicato importante che la Confederazione sostenga misure destinate specificatamente a prevenire tale fenomeno – assai diffuso come ammesso dallo stesso Governo in un rapporto di qualche anno fa – e che considerano le misure esistenti ancora insufficienti.
Il Governo contrario all’atto parlamentare
Una minoranza ha argomentato che misure di lotta alla violenza sugli anziani e sulle anziane esistano già nei Cantoni e che la Confederazione stia sostenendo in misura sufficiente provvedimenti che rientrano nel contesto più ampio della lotta alla violenza domestica, come previsto per esempio dalla Convenzione di Istanbul. Vi è anche chi ha fatto notare che tale questione è di pertinenza cantonale e che dovrebbero essere i Cantoni, per primi, a darsi da fare in quest’ambito.
Dal canto suo, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider – che ha parlato di “flagello” in merito a questo tipo di maltrattamenti – ha sottolineato che i Cantoni sono d’accordo con l’adozione di misure più incisive come emerso da un rapporto governativo, ma che all’atto pratico nessuno vuole pagare, benché si tratti di somme non eccessive (da mezzo milione a un milione di franchi).
Al voto, nonostante la raccomandazione contraria della rappresentante del Consiglio federale, la mozione è passata: ciò obbligherà il Governo ad occuparsi del problema di concerto coi Cantoni, nella speranza che anche quest’ultimi decidano di mettere mano al portafoglio.
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