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Al Nazionale si discute di canone: verso un “no” all’iniziativa e al controprogetto

giorgio fonio
Il consigliere nazionale ticinese Giorgio Fonio. Keystone-SDA

Al Nazionale è iniziato lunedì il lungo dibattito sull'iniziativa popolare "200 franchi bastano!". Il testo, che chiede di limitare il canone radio-TV a 200 franchi l'anno dagli attuali 335, ha poche chance di essere accolto, così come l'idea di un controprogetto.

Lunedì tutti i partiti, tranne l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), hanno criticato l’Iniziativa SSR. Anche il Consiglio federale è contrario. Visto che si sono proposti ben 76 oratori, le discussioni non sono terminate stasera, ma riprenderanno il mercoledì della seconda settimana di sessione, ha precisato la presidente del Nazionale Maja Riniker (PLR, destra).

In primis, la Camera del popolo è chiamata a esprimersi sull’iniziativa popolare presentata dall’UDC, dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e dai Giovani PLR. Oltre a ridurre il canone a 200 franchi annui, il testo vuole esentare tutte le aziende dall’obbligo di pagare la tassa di ricezione.

La commissione preparatoria del Consiglio nazionale propone – con 17 voti contro 8 – di respingere l’iniziativa. A suo avviso, l’offerta giornalistica di qualità della SSR che copre tutte e quattro le regioni linguistiche è essenziale per la coesione nazionale e la democrazia diretta.

Il servizio del TG 20.00 della RSI del 2 giugno 2025:

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Secondo la commissione, la riduzione del canone richiesta comporterebbe un massiccio calo della qualità dell’offerta radiotelevisiva svizzera. Tale riduzione non sarebbe inoltre proporzionale allo sgravio finanziario annuo per famiglie e imprese, hanno spiegato i relatore commissionali Delphine Klopfenstein Broggini (Verdi) e Martin Candinas (Centro).

E la maggior parte degli oratori intervenuti oggi – a eccezione dei democentristi e di qualche liberale-radicale – hanno definito l’iniziativa “irrealistica” e “pericolosa”. “Quello che è certo sono le conseguenze che un’approvazione comporterebbe”, ha dichiarato il consigliere nazionale Giorgio Fonio (Centro), secondo il quale “2’400 posti diretti saranno cancellati e altri 2’400 nell’economia privata saranno colpiti a cascata e vi sarà una centralizzazione dell’offerta(…). È davvero questo che vogliamo?”, si è chiesto il ticinese.

Verso un “no” anche al controprogetto

L’idea di opporre un controprogetto all’iniziativa presentata dal Nazionale è stata a lungo discussa nelle commissioni competenti di entrambe le Camere, venendo tuttavia sempre sconfessata da quella degli Stati. Alla fine è stata quindi abbandonata anche dalla Commissione delle telecomunicazioni del Nazionale, che ha rinunciato tout court a formulare un controprogetto.

Di tutt’altro parere l’UDC: il principale partito svizzero è fermamente convinto che un controprogetto indiretto volto a rendere più efficiente il servizio pubblico radiotelevisivo debba essere adottato a tutti i costi dal plenum. Il consigliere nazionale Benjamin Fischer (UDC), che ha chiesto di rinviare il dossier alla commissione incaricandola di elaborare il controprogetto indiretto, ha sottolineato come la SSR si stia allontanando sempre più dal suo mandato, occupando il terreno dei media privati.

Dal canto suo, il PS – per bocca di Jon Pult (PS) – vuole un controprogetto, questa volta diretto, per finanziare la radio e la televisione attraverso un fondo indipendente alimentato dall’IVA. Secondo Pult, la SSR non è perfetta, ma è necessaria. Il socialista grigionese ha quindi chiesto al plenum di raccomandare al popolo e ai cantoni di respingere l’iniziativa e di accettare il controprogetto diretto.

Tuttavia, visti i rapporti di forza alla Camera del popolo, sembra molto difficile che una delle due proposte – sia quella democentrista che quella socialista – possa ottenere una maggioranza la settimana prossima.

Consiglio federale: 300 franchi entro il 2029

Anche il Consiglio federale si oppone all’iniziativa popolare. Tuttavia, l’esecutivo propone un controprogetto a livello di ordinanza (che non richiede modifiche di legge, ndr.): il canone verrebbe ridotto a 312 franchi (dagli attuali 335) nel 2027 e poi a 300 franchi nel 2029 per le economie domestiche private.

Per le economie domestiche collettive, come le case di cura, la tassa passerebbe da 670 a 624 franchi nel 2027 e poi a 600 franchi nel 2029. Anche le aziende con un fatturato annuo soggetto a IVA fino a 1,2 milioni di franchi (attualmente 500’000) sarebbero esonerate dal canone.

Sempre in tema di media, durante questa sessione gli Stati dovranno invece decidere se sostenere maggiormente col canone radio-TV le emittenti radio e televisive locali, nonché le agenzie di stampa.

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