Cassis: “Un no alle urne sarebbe stato peggio”
Un voto popolare contro l'accordo quadro con l'Ue avrebbe avuto conseguenze molto più gravi della decisione del Consiglio federale di interrompere i negoziati con l'Unione europea. Lo ha detto il responsabile della diplomazia elvetica Ignazio Cassis .
A causa delle “differenze sostanziali” con l’Ue, alla fine era chiaro per il Consiglio federale che la proposta “non sarebbe mai passata davanti al popolo”.
Questo è stato uno dei motivi per cui il governo si è preso la sua responsabilità e ha deciso di interrompere le trattative. Secondo il consigliere federale ticinese non sarebbe stato opportuno, in termini di politica interna, consultare il popolo su una proposta che lo stesso Consiglio federale non appoggiava.
Conseguenze politiche dell’accordo più gravi
Il governo non ha mai perso un voto sulla politica europea, ha precisato Cassis. Un “no” alle urne avrebbe quindi avuto conseguenze più gravi per le relazioni della Svizzera con l’UE.
Il capo del Dipartimento degli affari esteri, ha inoltre spiegato che un progetto di legge può essere presentato al Parlamento solo se lo stesso Consiglio federale lo approva.
In definitiva, il governo è giunto alla conclusione che le conseguenze politiche dell’accordo quadro – anche nella peggiore delle ipotesi – sarebbero state più gravi per la Svizzera che interrompere i negoziati.
Decisione dopo anni di tira e molla
La decisione – ha aggiunto Cassis – è stata presa in conformità con le regole della Costituzione svizzera e delle leggi vigenti. Il Parlamento potrebbe cambiare le regole, ma ciò non è possibile in tempi rapidi.
Precisando di avere dovuto spiegare i contenuti dell’accordo quadro con l’UE in decine di occasioni, Cassis si è peraltro detto sollevato dal fatto che il Consiglio federale abbia raggiunto una decisione dopo tanti anni di tira e molla e “dopo tante fasi che hanno reso necessari continui chiarimenti”.
“Governo vigliacco”
Lo storico svizzero Thomas Maissen non ci va leggero con il Consiglio federale: l’abbandono delle trattative per un accordo istituzionale con l’Unione europea è vigliacca, afferma in un’intervista pubblicata sabato dai giornali Tamedia.
La decisione è codarda in quanto il governo ha evitato un confronto a livello di politica interna e non ha voluto rischiare una votazione: l’esecutivo ha intuito che l’avrebbe persa. Ciò non è certo coraggioso, afferma lo storico.
Il Consiglio federale sa da due o tre anni che l’accordo istituzionale si trova in un vicolo cieco. Sarebbe stato pragmatico elaborare un piano alternativo ambizioso e presentarlo alla popolazione elvetica.
Ciò che ha fatto il governo mercoledì troncando i negoziati è un funerale senza omelia. “Qualcosa è morto, ma nessuno sa come si andrà avanti”, sostiene Maissen, autore di diverse opere fondamentali sulla Storia svizzera.
tvsvizzera.it/fra con RSI
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