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30 anni fa il Primo agosto diventa giorno festivo

Fuochi d'artificio a Lucerna.
Fuochi d'artificio a Lucerna. Keystone / Urs Flueeler

Per molti forse è scontato non dover lavorare il 1° di agosto. Ma il Natale della patria divenne ufficialmente un giorno festivo solo 30 anni fa, grazie alla votazione del 26 settembre 1993, entrata in vigore nell’estate del 1994.

Prima di questa svolta infatti spettava ai cantoni stabilire se il 1° agosto fosse considerato un giorno di congedo oppure no. Tre decenni fa, la festa nazionale svizzera era un normale giorno feriale in cui ci si recava al lavoro e solamente in una manciata di cantoni il pomeriggio o addirittura l’intera giornata era considerata festivo.

L’Iniziativa popolare “Per un giorno della Festa nazionale festivo” (Iniziativa “1° agosto”) venne depositata nel 1990 dal piccolo partito dei Democratici Svizzeri (DS), sull’onda dei 700 anni della Confederazione. Alle urne, quattro anni più tardi, il testo siglò un risultato ancora oggi considerato storico in termini di consensi: venne infatti approvato da ben l’83,8% dei votanti.

Il maggior numero di voti favorevoli si riscontrò proprio in Ticino, con il 93% di consensi, mentre la quota minore dei “sì” giunse allora da Appenzello Interno (59,3%) e Obvaldo (68%). In tutti gli altri cantoni più dell’80% degli aventi diritto sostennero il progetto.

Un successo entrato negli annali della democrazia diretta del nostro paese dunque, ottenuto da un partito, quello dei DS, che nella sua storia non superò mai il 7,5% della forza elettorale. Nel 2007 la formazione – precedentemente nota, fino al 1990, con il nome di Azione nazionale (AN) – perse il suo ultimo seggio al Consiglio nazionale per poi sparire anche da tutti i parlamenti cantonali.

“Un popolo di lavoratori”

Stando al Dizionario storico della Svizzera, la celebrazione annuale venne introdotta solo nel 1899, quando il Consiglio federale invitò i cantoni a far suonare le campane la sera del 1° agosto. “Ulteriori elementi fondamentali della festa nazionale divennero i falò e i discorsi ufficiali, cui si aggiunsero i lampioncini e in misura sempre maggiore i fuochi d’artificio”.

E, per molto tempo ci si limitò a celebrare la ricorrenza in questo modo. La Confederazione dunque non sentì il bisogno, per così dire, di introdurre un giorno festivo a livello nazionale. Durante la Prima guerra mondiale, l’esecutivo ritenne che “una festa semplice con campane e falò” riflettesse al meglio “le tradizioni semplici e laboriose del popolo elvetico”.

Un argomento, quello del “popolo di lavoratori”, ripreso anche dai contrari all’iniziativa durante la campagna di votazione nel 1994, nel corso della quale comunque quasi tutti i partiti si schierarono a favore del progetto dei DS. Solo il PLR si oppose al testo per motivi “essenzialmente federalisti”. A livello di associazioni, ad opporsi all’iniziativa furono l’Unione svizzera degli imprenditori (USI) e l’Unione svizzera delle arti e mestieri (usam), che considerarono un giorno di festa nazionale un onere per l’economia del Paese.

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