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Ucciso un prete in Francia

Gendarmi sul luogo del delitto.
Il presunto assassino aveva appiccato il fuoco alla cattedrale di Nantes un anno fa. Keystone / Joel Le Gall/pqr/ouest France

Un prete di 60 anni è stato ucciso lunedì, nella comunità religiosa dei Missionaires Montfortains a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell'ovest della Francia. Non si è trattato di un atto di terrorismo.

L’autore del delitto, che si è presentato spontaneamente alla centrale di polizia, è lo stesso cittadino ruandese 39enne che nel luglio del 2020 aveva appiccato un incendio alla cattedrale di Nantes, dove lavorava come volontario.

L’uomo, ora agli arresti per omicidio volontario, era ospite dalla comunità mentre era in attesa di giudizio. In precedenza, dopo quasi un anno di detenzione, per un mese era stato anche sottoposto a cure psichiatriche stazionarie, un ciclo concluso il 29 luglio. Secondo gli accertamenti preliminari, l’ecclesiastico è deceduto per essere stato ripetutamente colpito, ma sarà l’autopsia a determinare le cause esatte della morte.

“Ci era stato chiesto di accoglierlo e non sembrava rappresentare un pericolo, era calmo e tranquillo”, ha affermato un altro membro della congregazione.

Tristezza e orrore sono stati espressi tanto dal presidente Emmanuel Macron quanto dal premier Jean Castex e dalla conferenza episcopale francese. Il capo del Governo ha chiesto che venga fatta chiarezza e vengano tratti degli insegnamenti da quello che è subito diventato un caso politico, a otto mesi dalla presidenziali.

“Perché un criminale, incendiario di cattedrale, non è stato seguito come necessario per i suoi evidenti disturbi mentali?”, si è chiesto Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise (sinistra radicale).

Mentre la capofila dell’estrema destra Marine Le Pen, lei pure su Twitter, ha scritto che “in Francia si può dunque essere clandestini, incendiare la cattedrale di Nantes, non essere espulsi e diventare recidivi uccidendo un prete”, evocando un “fallimento completo dello Stato”.

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