"Abbiamo sconfitto l'Isis in Siria", e la lotta all'Isis era "l'unica ragione di essere lì". Così, su Twitter, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato mercoledì il ritiro delle truppe USA dal Paese. Una decisione presa in disaccordo col Pentagono e che sta suscitando forti reazioni.
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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 20.12.218)
Trump vuole un ritiro “pieno e immediato” delle truppe americane, circa 2’000 solati dispiegati nell’est della Siria. È un’altra promessa che il presidente consegna al suo elettorato, ma che rischia di portare a un duro scontro con il Pentagono e cambiare gli equilibri in Medio Oriente.
Per giorni, il segretario alla Difesa James Mattis e i suoi collaboratori avrebbero cercato di dissuadere il presidente da una decisione così drastica, poiché abbandonare la Siria significa lasciare campo libero a Russia e Iran, che aumenterebbero la loro influenza nella regione.
L’autoproclamato Stato islamico, inoltre, è ancora presente al confine con l’Iraq e potrebbe riprendere vigore se gli USA si faranno da parte. “La lotta all’Isis non è finita”, ha twittato la portavoce del Pentagono Dan White, anche se la coalizione ha liberato alcuni territori che erano in mano all’organizzazione”.
Curdi: “pugnalati alla schiena”
C’è anche la questione del tradimento delle milizie alleate curde, che da anni operano a fianco di quelle americane in Siria e che ora rischierebbero di essere attaccate da un’offensiva della Turchia, che considera i ribelli dei terroristi.
Le forze curdo-siriane hanno già parlato di “pugnalata alla schiena”, un’offesa ai tanti combattenti “che hanno versato in questi anni il loro sangue”.
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Erdogan, peraltro, avrebbe avvisato Trump di un imminente attacco (la cui preparazione è stata confermata giovedì dal ministro della Difesa turco). Il presidente USA avrebbe addotto tra i motivi della sua improvvisa decisione proprio la necessità di mettere al riparo i soldati americani.
A molti osservatori, tuttavia, la clamorosa mossa del tycoon appare come un diversivo in un momento in cui le indagini sul Russiagate stanno subendo un’accelerazione.
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