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Francia, la contestata riforma delle pensioni secondo il premier Philippe

Il primo ministro francese Edouard Philippe
Il primo ministro francese Edouard Philippe illustra i dettagli della riforma pensionistica contro cui si sono mobilitati i sindacati. Keystone / Christophe Petit Tesson

Dal primo gennaio 2022 la Francia avrà un nuovo sistema pensionistico che riguarderà le generazioni nate dopo il 1975 che prevederà un'"età d'equilibrio" di 64 anni nel 2027.


Al settimo giorno di sciopero nei trasporti il primo ministro Edouard Philippe ha difeso il “nuovo patto tra generazioni”, “fedele” ai principi fondatori del 1945, adeguato però ai “nuovi aspetti della precarietà”. Il contestato progetto di legge sarà pronto alla fine dell’anno e verrà presentato al Consiglio dei ministri il prossimo 22 gennaio, per essere trasmesso al parlamento nel mese successivo.

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La riforma sancisce la fine degli attuali 42 regimi esistenti, in particolare di quelli speciali, che confluiranno in un unico ordinamento. Benché il rapporto dell’alto commissario alle pensioni Jean-Paul Delevoye indicasse l’entrata in vigore della legge nel 2015 per le persone nate nel 1963, il governo ha voluto mitigare il calendario, lasciando intatti i diritti acquisiti dai nati prima del 1975.

La prima generazione ad adottare integralmente il nuovo regime sarà quindi quella dei nati nel 2004. Un punto fermo della riforma riguarda l'”età di equilibrio” con un sistema bonus-malus. L’età minima legale per beneficiare della rendita resterà 62 anni ma nel 2027 è previsto che questo parametro salirà a 64 anni: coloro che si pensioneranno prima saranno penalizzati dal punto di vista finanziario mentre quelli che tarderanno a richiederla avranno un vantaggio economico.

Il ritorno all’equilibrio finanziario del sistema pensionistico sarà però possibile solo se ci sarà collaborazione delle parti sociali, che al momento restano assai critiche sul progetto.

 

 

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