Torra condannato, la Catalogna torna al voto
In Catalogna, il presidente della Generalitat -capo del governo regionale- Quim Torra si è dovuto dimettere lunedì, dopo che la Corte suprema spagnola ha confermato la condanna a 18 mesi di interdizione dalle cariche pubbliche. La sentenza porta la comunità autonoma una fine anticipata della legislatura: il voto per eleggere il nuovo presidente dovrebbe tenersi a fine gennaio o inizio febbraio 2021.
L’ex delfino di Carles Puigdemont era accusato di “disobbedienza” per essersi rifiutato, durante il periodo delle elezioni generali in Spagna dell’aprile 2019, di rimuovere degli striscioni a favore degli indipendentisti in carcere esposti su alcuni edifici pubblici dipendenti dalla Generalitat. L’Alta corte ritiene che Torra abbia “ripetutamente e ostinatamente disobbedito” agli ordini del Consiglio elettorale centrale, che ritenne che fosse stata violata la neutralità richiesta alle pubbliche amministrazioni.
Oltre all’interdizione, Torra è stato condannato a una multa di 30’000 euro.
“Oggi sono alcuni giudici e non i catalani che hanno deciso che non posso essere presidente”, ha dichiarato l’ormai ex capo dell’esecutivo regionale dal palazzo della Generalitat subito dopo la condanna. “Vogliamo indipendenza e autodeterminazione. Ma soprattutto vogliamo una democrazia di qualità”, ha proseguito, chiedendo a tutte le regioni della Catalogna “un plebiscito” nelle elezioni che si terranno tra pochi mesi.
“Non abbandono né mi rassegno”, ha aggiunto. “Porterò in Europa la causa dell’indipendenza e della libertà d’espressione. E vinceremo”.
I due movimenti indipendentisti catalani -la Assamblea nacional catalana Anc e Omnium culturale- hanno convocato lunedì sera manifestazioni in tutte le città della comunità autonoma, mentre il Barcellona calcio ha espresso la sua solidarietà a Quim Torra per quella che non esita a definire una condanna “sproporzionata”.
L’Fc Barcelona, si legge in una nota, ha sempre sostenuto che “il conflitto politico che la Catalogna sta vivendo da anni deve essere risolto con il dialogo e mai con i tribunali”.
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 29.09.2020)
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