Colombia, la protesta sfocia in gravi scontri
Almeno tre poliziotti sono stati uccisi e sette sono rimasti feriti sabato notte, in un attacco con esplosivi contro una stazione di polizia a Santander de Quilichao, in Colombia. Il governo del Paese aveva disposto il coprifuoco a Bogotà per la persistenza di scontri, saccheggi e blocchi stradali seguiti allo sciopero nazionale di giovedì, giornata nella quale si erano registrati tre morti e 273 feriti, di cui 151 agenti della forza pubblica.
La protesta che interessa da mesi il Sudamerica è arrivata così anche in Colombia, con uno sciopero antigovernativo cui hanno preso parte centinaia di migliaia di persone, caratterizzato dapprima da un clima di festa e allegria, ma segnato da giovedì sera da gravi incidenti in alcune città come Cali, Popayán e la capitale.
Marce e cortei erano iniziati giovedì di primo mattino in quasi tutto il Paese. In origine, si trattava di un’agitazione sindacale contro le riforme che il governo intende apportare al regime pensionistico e alla legislazione del lavoro.
L’adesione di organizzazioni studentesche e movimenti sociali ha però portato allo scoperto un malessere più diffuso, di colombiani di diversa estrazione, per un modello di società cui non aderiscono.
A Bogotà, la città in cui la protesta ha assunto maggior vigore, i cortei si erano svolti nella calma, sia pure con disagi alla circolazione stradale. I dimostranti hanno riempito Plaza de Bolívar, nelle cui vicinanze si trovano gli edifici governativi e del potere giudiziario.
In serata è però apparso un commando di persone con il volto coperto, che dopo aver scritto sulle pareti di alcuni edifici si sono scontrati con la polizia, la quale ha usato gas lacrimogeni per respingerli.
Altri incidenti o scontri con le forze dell’ordine si sono registrati nel settore nord-est della capitale, lungo la strada nazionale che conduce all’aeroporto El Dorado, e a Popayán, capitale del dipartimento di Cauca, dove vi è stato negli ultimi mesi un gran numero di indigeni assassinati.
Uno degli incidenti più gravi, ha riferito la Radio Rcn di Bogotà, è avvenuto a Buenaventura, dove la polizia è intervenuta per frenare il saccheggio di un supermercato e dove due manifestanti sono morti.
Le mobilitazioni e gli scontri tra dimostranti e polizia si sono protratte anche durante la giornata di venerdì, portando alla chiusura di alcune stazioni del sistema di trasporto pubblico di Bogotà, dove dapprima il sindaco Enrique Penalosa ha annunciato il divieto di vendita e consumo di alcolici per 24 ore dalle 12, poi -su richiesta dello stesso Penalosa- è stato disposto il coprifuoco dalle 21.
Entrambe le giornate di protesta contro le politiche del governo del presidente Ivan Duque si sono chiuse con un cosiddetto cacerolazo, una protesta rumorosa con pentole e coperchi, partito da Bogotà e -sull’onda dei video postati sulle reti sociali- replicato in molte città, fra cui le emblematiche Cali e Medellín.
Si è trattato, hanno sottolineato venerdì i media, di un’iniziativa inedita in Colombia.
In un discorso la sera precedente, Duque ha detto di “aver ascoltato il messaggio della protesta” e assicurato che si impegnerà ad accelerare l’agenda sociale e di lotta alla corruzione” del suo governo.
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