Riciclaggio, fermato il finanziere svizzero Dollfus
La Procura di Milano ritiene che sia a capo di una sofisticata e complessa organizzazione dedita alla ripulitura di capitali provenienti da attività illecite
Il finanziere svizzero Filippo Dollfus De Volckersberg è stato fermato nei giorni scorsi a Milano dalla Guardia di finanza di Busto Arsizio (Varese) nell’ambito dell’inchiesta denominata “Conti puliti”. Su di lui pende il sospetto di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale. Secondo la Procura di Milano l’uomo d’affari sarebbe a capo di una ‘holding’, diretta dal suo ufficio di Lugano, che nel corso degli ultimi decenni avrebbe aiutato investitori della Penisola a trasferire all’estero ed occultare ingenti somme di denaro. Capitali che, sempre secondo i magistrati, sarebbero frutto di attività illecite come appropriazione indebita, evasione fiscale, corruzione o riciclaggio.
Un sofisticato meccanismo di lavaggio del denaro
Filippo Dollfus, già direttore di un istituto di credito in Ticino, avrebbe messo in piedi, in collaborazione con il commercialista milanese Gabriele Bravi arrestato nel 2013 nel corso della stessa indagine, un sofisticato e complesso sistema per ripulire i proventi di attività illecite su scala internazionale. Una volta individuati e contattati facoltosi clienti italiani, l’organizzazione provvedeva a costituire società in paesi esteri (Olanda, Lussemburgo e Svizzera) che fungevano da partecipate alle attività finanziarie degli stessi. Veniva inoltre assicurato il deposito di denaro in conti svizzeri intestati a società anonime costituite in paesi off shore (Panama, Isole Vergini, Jersey, eccetera). I rapporti bancari con questi soggetti venivano poi gestiti direttamente dall’organizzazione facente capo a Dollfus e Bravi attraverso i conti di società aventi a loro volta sede in Stati off shore. Tutte attività che venivano svolte dalla società anonima di Lugano gestita da Dollfus e, in parte, dalla succursale milanese.
Miliardi di euro gestiti
Gli approfondimenti degli inquirenti hanno permesso di identificare 65 soggetti (persone fisiche o giuridiche) che hanno intrattenuto relazioni bancarie sospette attraverso 115 conti in 12 istituti bancari (di cui uno italiano). In totale sono 421 le persone fisiche o giuridiche che hanno avuto rapporti con l’organizzazione del finanziere elvetico che nel corso degli anni avrebbe gestito miliardi di euro.
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