Pakistan, Asia Bibi fuori dal carcere
Asia Bibi, la cristiana pachistana assolta dalla corte suprema per il reato di blasfemia contro l'islam, è stata liberata e portata in un luogo sicuro in Pakistan.
Le autorità di Islamabad hanno smentito delle informazioni secondo le quali Asia Bibi avrebbe lasciato il paese, cosa che susciterebbe le ire degli islamici radicali che da giorni protestano con forza contro la decisione della Corte suprema e minacciano ormai di bloccare il paese se l’assoluzione non sarà annullata.
Il ministero degli esteri ha assicurato che la donna si trova ancora in Pakistan e ha ricordato che l’alta autorità giuridica sta esaminando il ricorso inoltrato dal partito islamista Tehreek-e-Labaik.
Se l’assoluzione sarà confermata “Asia Bibi potrà andare dove vuole. Se intende andare all’estero, nessun problema”, ha dichiarato un portavoce del ministero.
In Italia, la Commissione Esteri della Camera dei deputati ha approvato giovedì all’unanimità una risoluzione per
favorire la protezione di Asia Bibi e della sua famiglia, mantenendosi in costante coordinamento con tutti gli Stati interessati, anche per eventualmente facilitarne il trasferimento in luogo sicuro.
L’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre, che si occupa di aiutare i cristiani che non possono vivere liberamente la propria fede e segue da vicino il caso, ha detto la famiglia della donna sta attendendo i documenti necessari per poter recarsi in un altro paese, anche se non ha precisato quale per ragioni di sicurezza.
Un caso emblematico
Asia Bibi è stata la prima donna pachistana ad essere condannata a morte per blasfemia, sentenza che ha impugnato davanti alla corte suprema.
È stata accusata di essere stata blasfema contro l’islam durante un alterco con dei vicini
che non volevano che usasse la stessa loro tazza per bere, dato che la sua fede cristiana la rendeva impura.
Il caso di Asia Bibi è emblematico delle tensioni del paese. Nel 2011 il governarore del Punjab, membro del Partito popolare pachistano (sinistra – avverso al radicalismo islamico), è stato ucciso da una delle sue guardie del corpo. La ragione: aver visitato Asia Bibi in carcere e aver proposto l’abolizione della legge sulla blasfemia.
Qualche mese dopo anche il ministro incaricato della difesa delle minoranze è stato ucciso dopo aver fatto simili dichiarazioni.
Gruppi di “vigilanti” anti-blasfemia regolarmente minacciano i giudici per casi simili a quello di Asia Bibi. La corte suprema è tuttavia meno sensibile alle minacce rispetto ai tribunali locali e spesso sconfessano quanto deciso in prima istanza per assenza di prove concrete.
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