Forze speciali australiane accusate di crimini di guerra
Un atteso rapporto sulla condotta delle Forze speciali australiane in Afghanistan tra il 2005 e il 2016 è arrivato alla conclusione che queste avrebbero commesso gravi crimini di guerra.
Alcuni membri delle Forze speciali australiane sarebbero colpevoli di aver ucciso e brutalizzato 39 civili in Afghanistan.
Gli ufficiali avrebbero ordinato ai soldati più giovani di uccidere i prigionieri indifesi come una sorta di rito di iniziazione, il cosiddetto “blooding”.
Il generale australiano Angus John Campbell ha ammesso che le prove presentate sono credibili. Una simile condotta “è inaccettabile”, ha detto. Il capo dell’esercito ha inoltre affermato di voler accettare tutte le 143 raccomandazioni finali – anche di cambiamenti profondi – contenute nel rapporto.
Depistaggi
Il premier australiano Scott Morrison aveva anticipato che dall’inchiesta sarebbero emerse notizie difficili e pesanti per gli australiani, ma lo shock è stato grande per molti.
Il rapporto Brereton – dal nome del maggiore che ha condotto l’indagine – precisa che la maggior parte delle vittime, tra cui contadini ed altri civili afghani, erano in detenzione nel momento in cui sono stati uccisi e quindi protetti dal diritto internazionale.
Oltre ai già citati riti di iniziazione, sono state anche stabilite prove che alcuni membri delle forze speciali portavano con sé armi, radio e granate non di ordinanza da piazzare vicino ai corpi di civili uccisi per suggerire che fossero un obiettivo legittimo e sviare così eventuali indagini sull’incidente.
Nel corso dell’inchiesta sono stati intervistato 423 testimoni e studiati più di 20’000 documenti e oltre 25’000 immagini. In totale 19 persone, tra militari ed ex militari potrebbero essere oggetto di procedimenti penali.
Il servizio del TG:
tvsvizzera.it/Zz/reuters/ats con RSI (TG del 19.11.2020)
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