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Intesa appesa a un filo tra Svizzera e UE

Guy Parmelin e Ursula Von der Leyen in un incontro del 2017 a Berlino.
Guy Parmelin e Ursula Von der Leyen in un incontro del 2017 a Berlino. Keystone / Clemens Bilan

Sembra sempre più distante un'intesa sui punti che ancora dividono Berna e Ue sull'Accordo istituzionale.

Da Bruxelles filtrano nuove indiscrezioni sulle rispettive posizioni in merito al testo concordato nel 2018, in vista del vertice di venerdì prossimo tra il presidente della Confederazione Guy Parmelin e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Dal verbale di una recente riunione, che rivela quali siano le aspettative dell’Unione europea (Ue), emerge che Bruxelles vuole che Berna prenda l’iniziativa e la considera responsabile del possibile fallimento dei negoziati sull’accordo quadro istituzionale.

Il verbale, reso noto dal Tages-Anzeiger, concerne la riunione di venerdì scorso tra Stéphanie Riso, vicecapo del gabinetto di von der Leyen, e gli ambasciatori dei 27.

In estrema sintesi, Riso ha affermato che l’incontro di venerdì prossimo potrebbe fornire nuovi impulsi, ma ha pure messo in guardia da aspettative troppo elevate. Gli ostacoli maggiori per il raggiungimento di un’intesa sono le questioni della protezione dei salari elvetici e la direttiva sulla cittadinanza europea. Questo non costituisce affatto una sorpresa, ma il documento getta un po’ di luce su questi aspetti.

Nessuna concessione da Berna

Per Riso, la Commissione ha manifestato maggiore comprensione dei punti considerati critici dalla Svizzera, ma non vede alcuna concessione malgrado le offerte dell’Ue. A suo avviso, Berna considera l’accordo negoziato nel 2018 semplicemente come un’offerta dell’Ue. Invece per l’Unione, l’accordo risponde già alle preoccupazioni di Berna.

L’Ue sospetta in particolare che la Svizzera voglia escludere del tutto dall’accordo la questione della protezione dei salari e la direttiva sulla cittadinanza europea.

L’impressione da parte europea è che la Confederazione non riconosca l’essenza dell’intesa e che voglia modifiche sostanziali dell’accordo. In occasione dell’incontro con Parmelin, von der Leyen dovrà quindi far capire le conseguenze della scadenza degli accordi bilaterali.

Gli ambasciatori di Germania e Francia hanno chiesto la disponibilità al compromesso, mentre Polonia, Romania e Slovacchia insistono sul pagamento dei contributi di coesione.

Intanto, secondo quanto asseriscono vari osservatori, all’interno del governo federale si cerca di evitare responsabilità personali nel caso falliscano i negoziati, come appare sempre più evidente. Negli scorsi giorni si era appreso di un generale dissenso da parte dei consiglieri federali al piano B cui starebbe lavorando il ministro degli Affari esteri Ignazio Cassis, assente al vertice di venerdì prossimo. 

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