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Un grande elettore svizzero contro Trump

Tra i ‘grandi elettori’ chiamati lunedì a ufficializzare la scelta del nuovo presidente degli Stati Uniti, figura anche Vinz Koller, svizzero di Sciaffusa che vive in America da ormai trent’anni, ha passaporto statunitense ed è esponente californiano del partito democratico.

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Le presidenziali USA sono una consultazione indiretta: i cittadini, con la loro scheda, eleggono in realtà dei rappresentanti di partito, nominati nelle settimane precedenti il voto di novembre con modalità che variano da Stato a Stato. Spetta poi ai 538 eletti, riuniti in Collegio, proclamare il presidente e il suo vice.

Il numero di grandi elettori, 538, e la loro distribuzione per Stati, coincidono con quelli dei deputati alla Camera dei rappresentanti (435), più 100 senatori e 3 rappresentanti del Distretto di Columbia. Gli eletti si impegnano a votare per il presidente e vice presidente candidati dal partito che rappresentano, ma nessuna legge federale li obbliga a farlo e non tutti gli Stati puniscono gli ‘elettori infedeli’. Più informazioni sul Collegio elettorale USA qui: www.archive.govCollegamento esterno (in inglese).

Un sistema, sostiene Vinz Koller, creato dai Padri fondatori degli Stati Uniti per consentire di “correggere” il risultato dello scrutinio. Lo sciaffusano invita così i grandi elettori repubblicani a boicottare l’elezione di Trump.

“Secondo me, questo non è il suo posto”, osserva. “Durante la campagna, Trump si è espresso in un modo che non si addice a un presidente. Ha emarginato delle persone. È preoccupante. Sto cercando di convincere altri grandi elettori che questo passo è indispensabile. Per riuscirci è necessario che 37 repubblicani non votino Trump”.

Kim Babler, grande elettore repubblicano del Wisconsin, ci mostra inserti nei giornali, email e lettere che chiedono di non votare il presidente designato. Una pressione che però non avrà effetto su di lui: “È da 30 anni che non vinciamo in questo Stato. Quindi sono molto contento di poter dare il mio voto a Trump”.

Lo stesso Koller è cosciente del fatto che la sua battaglia, probabilmente, non porterà a nulla. È riuscito però ad attirare l’attenzione sull’importanza del ruolo dei grandi elettori: “Non credo di forzare qualcosa. Questa possibilità è prevista e intendo sfruttarla. Bisogna capire che siamo una specie di freno d’emergenza”.

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