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Biden proclamato presidente, ipotesi rimozione per Trump

I presidenti di Senato e Camera Mike Pence e Nancy Pelosi
I presidenti di Senato e Camera Mike Pence e Nancy Pelosi certificano il risultato elettorale dello scorso 3 novembre. Keystone / Erin Schaff / Pool

Il Congresso certifica il risultato delle presidenziali mentre Trump promette una transizione ordinata. 

Dopo lo sfregio alla democrazia statunitense compiuto dai sostenitori di Donald Trump, che mercoledì hanno assaltato Capitol Hill, i parlamentari hanno respinto due obiezioni al voto del collegio costituito dai grandi elettori in Pennsylvania e Arizona e il presidente del Senato Mike Pence ha proclamato Joe Biden nuovo presidente degli USA.

Con la certificazione del risultato elettorale da parte del Congresso non dovrebbero quindi esserci più ostacoli al suo insediamento alla Casa Bianca dopo il giuramento del prossimo 20 dicembre.

Via libera all’insediamento di Biden

Il rituale democratico, messo a rischio dai manifestanti incalzati dallo stesso Donald Trump, si è quindi compiuto e il Congresso ha potuto dare seguito alle disposizioni costituzionali.

La ricostruzione dei fatti nel servizio del TG:

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Unanime è stata la volontà di accelerare le procedure da parte dei parlamentari che poche ore prima avevano dovuto nascondersi sotto i banchi e rifugiarsi nei bunker di Capitol Hill. Anche se oltre un centinaio di repubblicani alla Camera dei rappresentanti e una mezza dozzina al Senato hanno comunque aderito con il voto alle tesi non confermate di brogli evocate dal presidente uscente.

Repubblicani spaccati

Donald Trump – che mantiene un certo consenso nella base repubblicana, come dimostra anche l’elezione presidenziale dello scorso 3 novembre – sembra sempre più isolato.

Nel campo conservatore diverse figure eminenti si sono distanziate dalla Casa Bianca, a partire dal vicepresidente Mike Pence per il quale “la violenza non vincerà mai” e dal leader dei senatori Chuck Schumer, che ha puntato l’indice contro le teorie cospirative enunciate dal presidente uscente, che hanno fomentato “non manifestanti ma insurrezionisti degni di essere perseguiti”.

Diversi esponenti della sua amministrazione potrebbero dimettersi già dalle prossime ore, come il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’ Brien e gli account social del presidente uscente sono stati disattivati per circa 12 ore poiché a loro dire diffonderebbero notizie false sui brogli elettorali e istigherebbero alla violenza.

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Intanto Donald Trump, da molti accusato di essere un apprendista stregone incapace di governare il movimento da lui creato, si è affrettato a comunicare con una nota ufficiale che si appresta a lasciare senza ulteriori problemi la Casa Bianca. “Anche se sono totalmente in disaccordo con il risultato delle elezioni ci sarà una transizione ordinata verso il 20 gennaio”.

Ipotesi 25esimo emendamento

Ma il suo mandato potrebbe concludersi prima di questa data. Si sta infatti dibattendo al Congresso e nella sua stessa amministrazione dell’ipotesi di sollevarlo dall’incarico in applicazione del 25esimo emendamento.

La Costituzione, in caso di morte, dimissioni, incapacità o malattia del presidente, prevede infatti la sua rimozione su proposta – con lettera inviata al Congresso – del vicepresidente e della maggioranza del governo. Nell’eventualità che l’interessato si opponga la Camera dei rappresentanti deve esprimersi con una maggioranza di due terzi.

Più complicata invece la via dell’impeachment che richiede tempi molto più lunghi. Naturalmente Donald Trump potrebbe essere sempre oggetto di un’inchiesta penale, secondo le procedure ordinarie, quando perderà l’immunità presidenziale tra un paio di settimane.

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tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG del 7.1.2021)

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