Per l’Eliseo la sfida è un po’ più aperta di cinque anni fa
La corsa all'Eliseo, come cinque anni fa, vede passare al secondo turno Emmanuel Macron e Marine Le Pen, ma la situazione questa volta è ben diversa. Scomparsi i cosiddetti partiti storici.
È la riedizione dello scontro di 5 anni fa, ma attorno c’è un mondo nuovo. La Francia esce dal primo turno di queste presidenziali con un arco politico dove rimangono oramai solo il centro di Emmanuel Macron e gli estremi di Marine Le Pen a destra e Jean-Luc Mélenchon a sinistra. I vecchi partiti di governo non esistono quasi più.
Il presidente uscente è riuscito a migliorare il risultato di 5 anni fa di quasi quattro punti, arrivando al 27,85%; anche Le Pen aumenta di oltre tre punti, facendo segnare un 23,15%, e lascia poco dietro di lei, a 500’000 voti di scarto, Mélenchon, al 21.95%.
Il bilancio del quinquennio e la gestione della crisi Covid e della guerra in Ucraina hanno spinto Macron verso un risultato storico perché è la prima volta da 20 anni che un presidente uscente è in testa al primo turno della sua rielezione.
Marine Le Pen ha puntato tutto su una campagna dagli angoli smussati e i toni morbidi, si è subito allontanata dalla Russia, ha detto di voler accogliere i rifugiati ucraini, per esempio, lasciando a Éric Zemmour le critiche all’immigrazione alla perdita di identità, cedendogli insomma il testimone della radicalità.
Jean-Luc Mélenchon anche lui ha ammorbidito le sue uscite da tribuno del popolo virulento e, per la sua terza campagna, fa registrare un risultato storico. Al di là del voto di convinzione, molti francesi hanno però votato per lui per provare ad evitare una Marine Le Pen al secondo turno: è stato insomma il voto utile all’ultimo minuto per la sinistra e non solo.
Cosa succederà ora?
Il fronte repubblicano, quel cordone sanitario che ha impedito fino ad ora al Rassemblement National di vincere alle regionali o alle presidenziali, scricchiola.
Verdi, comunisti e socialisti hanno chiesto al loro elettori di votare per Macron, ma pesano assieme poco più dell’8%. La destra repubblicana dei LR (che fa segnare un misero 4,8%) si è divisa: la candidata Valérie Pécresse ha detto che voterà per il presidente per impedire l’arrivo dell’estrema destra al potere, ma Éric Ciotti, arrivato secondo alle primarie, ha assicurato il contrario, che non appoggerà Macron.
A chiedere il voto per Marine Le Pen c’è invece solo il polemista di estrema destra Éric Zemmour, che ha fatto segnare un 7% dopo essere stato dato anche a 18% nei sondaggi.
Presidenziali, un ‘referendum’ sulle pensioni
Il confronto finale fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, nella corsa all’Eliseo, potrebbe consumarsi nel segno della previdenza sociale. È quanto ritiene il politologo Paolo Modugno, docente e ricercatore all’Istituto di studi politici di Parigi. La questione delle pensioni, ha ricordato, è attualmente molto importante e dibattuta in Francia. “Macron vuole alzare l’età pensionabile a 65 anni”, mentre “Le Pen vuole metterla a 60 anni”. Quindi l’avversaria di Macron “probabilmente cercherà di trasformare questa elezione in un referendum; cercherà di buttarla molto sulla parte sociale”, conclude l’esperto di Sciences-Po.
Incognita Mélenchon
Ma la vera incognita sono i votanti della Francia ribelle di Jean-Luc Mélenchon: rispetto a cinque anni fa il leader è stato più chiaro «Non bisogna dare nemmeno un voto a Marine Le Pen», ha ripetuto domenica sera. Cosa però faranno i suoi seguaci è più difficile a dirsi, il livello di avversione -se non odio- per il presidente è altissimo, molti potrebbero astenersi, mentre i sondaggi dicono che un 37% potrebbe votare proprio per la Le Pen.
A dimostrare che Macron e Le Pen hanno fatto sparire un mondo, entrambi hanno fatto appello domenica sera nei loro discorsi a tutti i francesi, di destra come di sinistra, per unirsi ai rispettivi progetti. “Sono pronto a inventare qualcosa di nuovo per unire le diverse convinzioni e sensibilità” ha osato Macron senza chiarire i dettagli. In Francia si apre un nuovo momento politico.
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