Milano, Taxi “Uber alles”?
di Goffredo d'Onofrio
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«Uber si definisce facilitatore ed è vero: sono facilitatori di illeciti». Nereo Villa, segretario generale di Satam, il sindacato taxisti Milano, non usa giri di parole. Sotto accusa c’è Uber, un’applicazione creata negli Stati Uniti, presente in oltre 80 città – tra cui Zurigo – e sbarcata in Italia un anno fa. Mette in connessione gli utenti iscritti e una Ncc, ovvero un’auto con conducente. Fin dal suo arrivo, Uber ha scatenato proteste e polemiche. Che sono sfociate nello sciopero delle auto bianche. «Loro realizzano una sorta di mercato e poi chiedono la regolarizzazione», continua Villa «Non si può certo fare così. Ci sono limiti da rispettare, ci sono le leggi, come la numero 21 del 1992. Uber non la rispetta, quindi è illegale». Ed è proprio sull’interpretazione di questa legge che si sta svolgendo lo scontro. Perché per le auto con conducente è necessario che il prezzo sia concordato in anticipo, che sia presente licenza del Comune in cui si lavora e che la partenza dell’auto avvenga sempre da un’autorimessa. Per i tassisti, Uber non rispetta queste norme ed è dunque illegale. «Tanto per cominciare, noi siamo una applicazione e una piattaforma, quindi non c’è alcun tipo di illecito», dice Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber. «I nostri autisti, poi, vengono selezionati e sono obbligati a produrre tutti i documenti necessari». La tensione in queste settimane è alta. In giro per la città volantini e striscioni, fino a vere e proprie aggressioni: «Abbiamo subito moltissime intimidazioni sul web. Le nostre pagine Facebook sono stata invase di commenti e insulti», continua Arese Lucini. «Ci sono state anche violenze reali e non solo. Noi però vogliamo solo crescere e fornire un sempre miglior servizio ai nostri utenti ed è per questo che chiediamo al Comune un nuovo incontro in vista di appuntamenti importanti come l’Expo»
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