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Migranti, a Vienna vertice senza Ue e Grecia

L'Austria sfida l'Europa: invitati i nove paesi della rotta balcanica, ma tagliati fuori la Commissione, la presidenza di turno olandese e Atene

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L’Austria sfida l’Europa. Al vertice di Vienna, mercoledì, sono stati invitati i nove paesi della rotta dei Balcani ma sono stati tagliati fuori la Commissione europea, la presidenza di turno olandese e la Grecia.

“Gestire l’immigrazione insieme”. Un titolo, quello del vertice convocato mercoledì a Vienna, che se interpretato alla lettera, poco corrisponde alla realtà.

L’Austria ha infatti invitato nove paesi della rotta Balcanica -Albania, Bosnia, Bulgaria, Kosovo, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia- ma ha volontariamente tagliato fuori la Grecia, la Commissione europea e la presidenza di turno olandese.

Atene sarebbe stata esclusa perché “non interessata a ridurre il flusso di migranti verso l’Europa”. La Grecia è il primo approdo nello spazio Schengen dei migranti che arrivano dalla Turchia. Eppure, la sua presenza è stata definita “non rilevante”.

“Le azioni unilaterali non sono accettabili”, ha detto il premier greco Tsipras. “La crisi dei migranti è un problema globale. Se vogliamo risolverlo dobbiamo cooperare e condividere il fardello”. Fardello di cui questo Vertice balcanico sembra volersi sbarazzare e che ricadrebbe, così, interamente sulla Grecia.

“Abbiamo deciso che ci daremo supporto reciproco e, in particolare, che appoggeremo la Macedonia”, ha detto la ministra dell’Interno austriaca Johanna Mikl-Leitner. “Ogni paese deve poter controllare le propri confini e aumentare la sicurezza alle frontiere”.

Di fatto, si tratta di un contro-vertice, di una sfida in blocco nei confronti dell’Unione europea, che arriva inoltre a pochi giorni dallo scontro frontale con Vienna che, come altri paesi e in particolare la Macedonia, ritiene che i contingenti obbligatori ridisegnerebbero la loro mappa etnica e culturale.

L’Unione europea considera le misure nazionali “illegali”, una minaccia a Schengen e alla libera circolazione. Di questo però si discuterà nuovamente giovedì a Bruxelles tra i ministri dell’Interno e della giustizia dei 28 e in un clima di divisioni.

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