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Legge anti-moschee: Lombardia vs. Milano

Il testo approvato dalla Regione è un colpo alla giunta Pisapia, che ha da poco aperto un bando per tre spazi pubblici che potrebbero ospitare una moschea

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È scontro aperto tra Regione Lombardia di Roberto Maroni e il Comune di Milano di Giuliano Pisapia sul tema caldo dei luoghi di culto.

È stata approvata la legge 195, modifica della legge del 2005, che norma a livello urbanistico i futuri edifici adibiti a luoghi di culto. Il relatore Roberto Anelli, Lega Nord, conferma che la legge 195 serve a regolamentare le strutture religiose: “Con l’ottica urbanistica diamo una norma precisa su come costruire in Lombardia tutti i centri religiosi.”

Una legge che ha fatto discutere, vista dalle forze di centro sinistra come incostituzionale per via della libertà di culto sancita dall’art. 8 della Costituzione.

La capogruppo di Patto Civico in Regione, Lucia Castellano, si dice sconvolta da questa legge poiché “l’art. 8 parla di libertà di culto per le religioni che hanno un patto con lo Stato. Il legislatore leghista, furbo, ha deciso di mettere questa intesa tra comunità religiose e Stato come conditio sine qua non per costruire. È follia!”.

Presa di posizione sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle, con Eugenio Casalino che vede aberrante la scelta di parlare di urbanistica per questo tema.

Ma è soprattutto un colpo alla giunta Pisapia, che da poco ha aperto un bando per la costruzione in spazi pubblici di moschee in tre zone di Milano: “Le regole sono molto difficili da applicare, i comuni faranno fatica a capire come muoversi. Rispetto al nostro bando, aperto prima della legge, stiamo cercando di capire come andare avanti”.

I destinatari di questa legge sembrano non essere direttamente le comunità islamiche, presenti sul territorio lombardo con oltre 400mila fedeli, perché i vincoli per la costruzione delle future strutture religiose dovranno essere seguiti da tutti. Raes Syed, responsabile legale per il Caim, Coordinamento Associazioni Islamiche Milano-Monza Brianza, conferma la sua opinione: “Non è una legge antimoschee, ma si riferisce a tutti i culti”.

I 43 voti a favore contro i 27 contrari parlano quindi politichese, e seguono le volontà di una Lega che vuole tutelare i propri cittadini dal terrorismo religioso e il laisser faire del Comune di Milano, come dice Massimiliano Romeo, capogruppo Lega Nord in Regione: “Con questa legge noi vogliamo regolamentare la costruzione dei luoghi di culto una volta per tutte, soprattutto per evitare che i comuni facciano ciascuno per conto proprio”.

La risposta politica dell’opposizione in Regione, con un’unità mai vista tra Pd, 5Stelle e Patto civico, riprenderà in mano gli atti della Corte Costituzionale, che aveva condannato già alcuni anni fa Abruzzo e Lombardia per leggi discriminatorie.

Per Jacopo Scandella, giovane consigliere del Pd in Regione, le leggi abrogate in Abruzzo e Lombardia erano di minor intensità razzista: “Lì si parlava di difficoltà di costruzione per alcune parti, qui invece si ostacolano le religioni”.

Enrico Brambilla, capogruppo Pd in Regione Lombardia, conferma la presa di posizione del partito: “È incostituzionale e la Corte ci darà ragione, la Lega si è schierata contro le religioni, e noi ci batteremo per cambiare le cose”.

Ma nasce spontanea una domanda sul futuro. Le migliaia di visitatori musulmani che visiteranno i padiglioni dell’Expo, arrivando magari con voli Ethiad Alitalia, simbolo dell’integrazione tra il bel Paese e le nazioni arabe, dove pregheranno? Per Fabio Rolfi, consigliere regionale della Lega: “Se vengono come visitatori saranno ben accetti ma pregheranno in casa, a Milano non c’è bisogno di altre moschee”.

Laura Fazzini, Caterina Maconi / alaNEWS

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