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L’Ucraina ricorda l’Holodomor

Il presidente ucraino Zelensky
Il presidente Zelensky è tornato ad assicurare che "gli ucraini hanno vissuto cose terribili ma hanno conservato la capacità di non sottomettersi (...), in passato alla fame, oggi all'oscurità e al freddo". Keystone / Sergey Dolzhenko

L'Ucraina ha commemorato sabato il 90mo anniversario dell'Holodomor, la carestia provocata volontariamente dal regime staliniano all'inizio degli anni '30, quando raccolti, bestiame e sementi vennero confiscati per forzare la collettivizzazione delle terre agricole. Morirono a milioni.

È uno dei capitoli più bui della storia dell’umanità a lungo dimenticato dai libri di storia. A ricordarlo, davanti al memoriale su una collina di Kiev c’è la statua di una bambina magrissima, che stringe al petto alcune spighe di grano. Holodomor La combinazione di due parole ucraine che insieme significano morte inflitta per fame. Una carestia artificiale, , cosi’ l’ha definita il parlamente europeo, che tra il 1932 e il 1933 provocò milioni di morti in Ucraina. Secondo alcune stime 5 milioni. Per l’Ucraina e una ventina di altri paesi non fu una conseguenza indiretta delle politiche del regime sovietico di Stalin, ma un vero e proprio genocidio voluto per piegare la popolazione.

La commemorazione di oggi con l’invasione russa, i bombardamenti, parte del paese al freddo e al buio ha un significato completamente diverso. Zelenski ha chiesto alla comunità internazionale di riconoscere l’holodomor come genocidio contro il popolo ucraino in segno di solidarietà. Romania e Irlanda l’hanno appena fatto, il bundestag tedesco dovrebbe seguire a breve, mentre in Svizzera, a livello federale, non ci si è ancora confrontati con l’argomento.

Il più traumatico evento della storia ucraina ha assunto una nuova risonanza dopo l’invasione russa del 24 febbraio e in un messaggio su Telegram, il presidente Volodymyr Zelensky è tornato ad assicurare che “gli ucraini hanno vissuto cose terribili ma hanno conservato la capacità di non sottomettersi (…), in passato alla fame, oggi all’oscurità e al freddo”.

Un riferimento alla situazione dell’approvvigionamento energetico, che rimane molto difficile per effetto degli attacchi russi agli impianti, soprattutto nell’est del Paese, ma anche nella capitale Kiev, dove una parte della popolazione è senza corrente da tre giorni. Le autorità locali hanno detto di aver ripristinato il 75% dell’alimentazione elettrica e il 90% di quella per il riscaldamento, ma Zelensky ha criticato il sindaco Vitaly Klitschko, colpevole di un ripristino che il presidente giudica troppo lento e del numero insufficiente di rifugi messi a disposizione della popolazione colpita dai blackout nella capitale, che conta 3 milioni di abitanti.

Le forniture di elettricità sono invece state ristabilite a Kherson, dove anche acqua e riscaldamento erano interrotti al momento della riconquista l’11 novembre, quando le forze russe avevano lasciato la città conquistata otto mesi prima e tutti i territori che avevano occupato sulla sponda destra del fiume Dnepr. Il capoluogo regionale resta tuttavia bersaglio di continui bombardamenti, che mirano in particolare alle infrastrutture, ma che negli ultimi giorni hanno causato una quindicina di morti. Sabato sono iniziate le evacuazioni di civili organizzate dalle autorità locali. Un treno con un centinaio di residenti, fra cui “26 bambini, 7 pazienti costretti a letto e 6 persone con mobilità ridotta” stando alle autorità ucraine, è partito a destinazione di Khmelnytsky.

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