L’America e il mondo dello sport in lutto dopo la morte di Kobe Bryant

Il campione di basket statunitense Kobe Bryant ha perso la vita domenica nello schianto del suo elicottero a Los Angeles. Nell'incidente sono morte altre otto persone, tra cui la figlia di Bryant, Gianna.
Nel suo giorno probabilmente più triste, la NBA non si è fermata. Malgrado le richieste di diversi team di rinviare le partite in programma, il mondo del basket americano è sceso regolarmente in campo. In Texas, i San Antonio Spurs e i Toronto Raptors hanno reso omaggio al campione scomparso facendo possesso palla per i primi 24 secondi, 24 come il numero di maglia che Bryant ha indossato per diversi anni nei Los Angeles Lakers.
Fuori dallo Staples Center di Los Angeles, sede dei Lakers dal 1999, in poche ore si è radunata una folla di persone, che ha deposto davanti all’ingresso fiori, biglietti di addio, candele…
Le cause dell’incidente non sono ancora note. L’elicottero, che stava dirigendosi alla Mamba Academy, l’accademia di basket fondata da Bryant, era decollato da pochi minuti quando ha improvvisamente perso colpi, si è avvitato ed è precipitato in una zona boschiva, incendiandosi.
A bordo dell’apparecchio si trovava anche una delle quattro figlie di Bryant, Gianna, 13 anni.

Kobe Bryant, 41 anni, è stato uno dei cestisti che più hanno marcato la storia della NBA, assieme a Michael Jordan, Shaquille O’Neil o Kareem Abdul-Jabbar. È il quarto miglior marcatore di sempre nella storia della Lega nordamericana (33’643 punti, con una media di 25 punti a partita) e nel suo palmarès figurano cinque titoli NBA e due ori olimpici. Bryant ha mosso i suoi primi passi cestitici in Italia, dove ha vissuto dai sei ai 13 anni, spostandosi nelle varie città (Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia) dove ha giocato il padre Joe.
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