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Julian Assange sarà interrogato

Gli inquirenti svedesi lo sentiranno per la prima volta nell'ambito dell'inchiesta per stupro, all'interno dell'ambasciata ecuadoriana a Londra

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Julian Assange sarà interrogato per la prima volta dagli inquirenti svedesi all’interno del’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove il fondatore di WikiLeaks vive da più di quattro anni.

Su Assange pende un mandato di arresto internazionale nell’ambito di un’inchiesta per stupro, avviata proprio in Svezia dopo la denuncia di una donna nel 2010.

Non si conosce ancora la data esatta, ma l’interrogatorio – atteso da sei anni – si farà, già nelle prossime settimane: Julian Assange sarà interrogato a Londra – nella sede dell’ambasciata dell’Ecuador di Knighstbridge – dalle autorità inquirenti svedesi.

Accusato di stupro, il procuratore svedese Marianne Ny dovrà finalmente decidere se incriminarlo o proscioglierlo, una volta per tutte.

Un’interrogatorio che porrà fine ad una situazione di stallo iniziata nel settembre 2010, quando era stata riaperta l’indagine a carico del fondatore di WikiLeaks.

Un anno fa erano caduti in prescrizione tre dei quattro capi d’accusa, due dei quali per molestie sessuali e uno per coercizione.

L’ultimo, quello per violenza sessuale, verrà prescritto solo nel 2020, ma questa prolungata paresi legale è destinata a risolversi prima.

Decisivo il pronunciamento, due anni fa, della Corte di appello svedese, che aveva auspicato una soluzione tra le parti, stigmatizzando la rigidità dell’accusa che insisteva nel voler interrogare Assange in Svezia.

Dal giugno 2012, da quando Assange ha ottenuto asilo politico presso l’ambasciata ecuadoriana di Londra, la situazione si è bloccata.

Pur non opponendosi all’interrogatorio, l’hacker australiano ha sempre combattuto, con ogni mezzo legale, l’estradizione in Svezia, convinto che questa misura anticipasse un suo possibile trasferimento negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un’inchiesta su WikiLeaks, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano.

Lo scorso febbraio un gruppo di esperti dell’Onu aveva stabilito che il fondatore di WikiLeaks fosse detenuto arbitrariamente, e che Svezia e Regno Unito dovessero assicurargli libertà di movimento e risarcirlo.

Un pronunciamento fin qui ignorato dalle parti, che ha spinto i legali di Assange, settimana scorsa, a presentare appello contro la decisione di un tribunale di Stoccolma di mantenere il mandato d’arresto europeo che lo persegue per la stessa accusa di stupro.

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