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Israele, linea dura con gli estremisti ebrei

Interrogatori più duri, arresti preventivi e detenzione senza processo

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 agosto 2015 - 20:43

Shira Banki, la sedicenne israeliana pugnalata giovedì scorso da un ultra-ortodosso, che ha ferito altre 5 persone prima di essere arrestato, mentre partecipava al Gay Pride a Gerusalemme è deceduta domenica sera. E anche un altro episodio, compiuto da un altro presunto estremista israeliano ancora a piede libero: la morte di un bimbo di 18 mesi in un incendio doloso in Cisgiordania.

Dopo l'ennesima violenza, il premier Benjamin Netanyahu vuole cambiare atteggiamento proponendo nuove misure per combattere il terrorismo ebraico: interrogatori più duri, arresti preventivi e detenzione senza processo. Trattamenti finora riservati solo ai Palestinesi.

Va detto che queste sono soltanto delle proposte, ma rappresentano un cambiamento epocale da parte di Israele che, in fin dei conti, dichiara tolleranza zero a episodi del genere.

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