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Ispettori del lavoro, Berna non pagherà di più

tipress

Il Consiglio federale respinge la mozione Regazzi che voleva incrementare il contributo della Confederazione

Il Consiglio federale non intende aumentare la sua partecipazione alle spese per i salari degli ispettori cantonali del lavoro, attualmente pari al 50 per cento, come chiesto lo scorso 11 dicembre dal consigliere nazionale Fabio Regazzi. Nella sua presa di posizione l’esecutivo, pur ribadendo l’importanza delle misure collaterali, osserva che il controllo dei salari minimi – e più in generale del mercato del lavoro – è competenza dei cantoni, come indicato dalla Legge sui lavoratori distaccati. Inoltre, continua Berna, il numero di ispettori, che viene concordato dal Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) e dai cantoni, viene adeguato ogni due anni in funzione delle specificità regionali, come peraltro già avvenuto per il Ticino.

Riguardo infine gli pseudo-indipendenti (padroncini) il governo evidenzia che i costi supplementari occasionati da tale fenomeno sono già stati integrati nell’indennità versata ai cantoni. “Grazie alla flessibilità delle basi legali attuali – scrive il governo – è possibile indennizzare i compiti di esecuzione dei cantoni e di aumentare il finanziamento quando ve n’è la necessità”.

Da parte sua il consigliere nazionale ticinese, sostenuto dal Consiglio di Stato cantonale, aveva chiesto di aumentare la quota-parte a carico della Confederazione in ragione della crescente pressione sul mercato del lavoro nelle regioni di frontiera e dell’incremento sensibile dell’attività degli ispettori. In Ticino, indicava in proposito Regazzi, le notifiche dei distaccati sono passate infatti da 7’310 a 24’000 negli ultimi 6 anni. Proposta che non è stata accolta da Berna che però ha precisato di voler esaminare entro giugno la possibilità di mantenere le misure collaterali nel futuro sistema di contingentamento della manodopera, deciso lo scorso 9 febbraio da popolo e cantoni.

Leonardo Spagnoli

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