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Scintille fra Barcellona e Madrid

Il presidente secessionista catalano Carles Puigdemont e tutti i ministri del governo della regione spagnola hanno firmato nella serata di mercoledì il decreto di convocazione del referendum sull'indipendenza del primo ottobre, poco dopo che il parlamento di Barcellona ha approvato la legge del referendum. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha definito quest'ultima "illegale" e ha promesso di opporvisi in tutti i modi. 

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Il presidente catalano Puigdemont, assieme al governo catalano, ha firmato il decreto di convocazione del referendum immediatamente, non appena votato dall’aula grazie alla maggioranza assoluta secessionista. Dopo 11 ore di dibattito, i 52 membri dell’opposizione hanno lasciato l’aula in segno di protesta. 

Il voto “vincolante”, è fissato per il primo ottobre.

Deputati catalani in parlamento
I deputati della maggioranza secessionista in parlamento celebrano l’esito del voto Keystone

Una frattura insanabile

La frattura tra Barcellona e Madrid sembra diventare così insanabile, l’indipendenza catalana uno spettro sempre più concreto che incombe sul governo centrale di Mariano Rajoy. Il premier spagnolo ha subito ha dichiarato illegale la legge, ha chiesto al Tribunale costituzionale di invalidarla.

Denunce penali

Il procuratore capo dello stato spagnolo José Manuel Maza ha annunciato giovedì denunce penali contro il presidente Puigdemont e il governo catalano.

La procura denuncerà anche i membri della presidenza del ‘Parlament’ che hanno messo ai voti la legge sul referendum. Ordine è stato dato inoltre alla polizia di indagare su ogni azione “volta alla tenuta del referendum illegale”.

Puigdemont ha già dichiarato che andrà avanti, in nome della democrazia e della legittimità catalana, a costo di diventare fuori legge per la Spagna. 

Lunedì 11 settembre c’è la Diada, la festa nazionale catalana. Una marea umana indipendentista scenderà in piazza a Barcellona per difendere il “diritto di decidere”. In un clima che si annuncia incandescente.

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