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Il rompicapo dei detenuti jihadisti nel Kurdistan siriano

Le forze curde nel nord-est della Siria detengono ancora circa 12'000 prigionieri, soprattutto jihadisti dello Stato islamico. La Radiotelevisione svizzera ha potuto entrare in una di queste prigioni.

L’offensiva turca lanciata a inizio ottobre contro le forze curde nella regione ha suscitato il timore di possibili fughe di massa di militanti dello Stato islamico detenuti nelle prigioni del nord-est della Siria.

Dopo l’intervento dell’esercito di Ankara, le forze curde hanno dovuto raggruppare i prigionieri in pochi luoghi di detenzione.

Uno di questi si trova ad Hassaké, una città curda della Siria lontana dalle posizioni controllate dall’esercito turco. Nella prigione ci sono circa 5’000 uomini – siriani, iracheni, ma anche europei – ammassati in uno spazio molto ristretto.

Il reportage della Radiotelevisione svizzera:

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Il livello di sicurezza di queste strutture è considerato basso, trattandosi di “edifici” non sufficientemente fortificati, secondo quando dichiarato da un alto funzionario curdo.

Secondo l’amministrazione curda, complessivamente i prigionieri sono circa 12’000. Oltre a 4’000 siriani e ad altrettanti iracheni, almeno 2’500 di loro provengono da circa 50 paesi stranieri. La maggioranza di questi detenuti stranieri sono tunisini.

Rischi di fuga

Dopo la morte domenica del leader del sedicente Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi, il comandante in capo delle Forze democratiche siriane (composte prevalentemente da curdi) Masloum Abdi ha avvertito che i jihadisti avrebbero cercato vendetta. “Ci aspettiamo di tutto, compresi gli attacchi alle prigioni”, ha affermato.

Decine di prigionieri sono già riusciti a fuggire dopo l’offensiva turca. La settimana scorsa, James Jeffrey, inviato americano per la Siria, aveva dichiarato al Congresso che “oltre cento prigionieri” dello Stato islamico sono fuggiti, facendo perdere le loro tracce.

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