Il Pil cinese crescerà solo del 6-6,5%
Il governo cinese concederà quest’anno riduzioni d’imposta per parecchi miliardi di dollari, aumenterà gli investimenti in infrastrutture e favorirà i prestiti alle piccole e medie imprese, secondo quanto ha dichiarato il primo ministro Li Keqiang all’apertura della sessione annuale dell’Assemblea nazionale popolare.
Per quest’anno, ha precisato il dirigente politico, l’esecutivo centrale punta a una crescita economica tra il 6% e il 6,5%, in calo quindi rispetto al 6,6% registrato nel 2018 e a livelli che non si vedevano da decenni. Il Prodotto interno lordo (Pil) ha infatti registrato l’incremento più debole dal 1990, in un quadro di tensioni commerciali crescenti con gli Stati Uniti e di forte tassazione della domanda interna.
Allo scopo di rilanciare la crescita, ha sottolineato sempre Li Keqiang, la politica finanziaria del paese asiatico sarà “più vigorosa”, grazie a sgravi d’imposta per le imprese stimati in 2’000 miliardi di yuans (264 miliardi di euro). Le autorità cinesi hanno fissato l’obiettivo del rapporto deficit/pil al 2,8%, in lieve rialzo rispetto a quello del 2,6% fatto segnare nel 2018 a causa dell’accelerazione delle spese infrastrutturali e della riduzione delle imposte.
L’inflazione dovrebbe mantenersi anche per quest’anno intorno al 3% mentre le spese militari, secondo quanto emerge dal rapporto pubblicato in apertura dei lavori parlamentari, sono destinate a crescere del 7,5%.
Sul piano sociale il governo cinese intende creare, grazie anche a una diminuzione dei contributi alle imprese, 11 milioni di impieghi e limitare al 4,5% il tasso di disoccupazione nelle aree urbane.
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