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I sikh, il loro tempio lombardo e il grana padano

La comunità dei sikh indiani in 20 anni si è perfettamente integrata nel tessuto italiano. Molti di loro fanno i contadini e i produttori italiani di latte e formaggio riconoscono che senza questi «uomini col turbante» ci sarebbero grosse difficoltà nel mandare avanti la produzione.

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Il prodotto tipico della valle padana avrebbe serie difficoltà ad arrivare alle catene di distribuzione e sulle tavole degli italiani (e del resto del mondo) se non fosse per la manodopera immigrata, quella proveniente dall’India in particolare.Lo diceva anche l’anno scorso l’autorevole New York Times con un’ inchiesta riportata in prima pagina come notizia di apertura sull’International Herald Tribune (che del Nytimes è la vetrina internazionale) : «Sono i contadini indiani a far scorrere il latte italiano».

Questi contadini indiani sono in particolare i Sikh che arrivano dalla regione del Punjab, dove “curare gli animali da latte” è un lavoro storico, amato e consolidato. Sono loro quindi, i Sikh, i cosiddetti “bergamini”, cioè quelli che badano alle mucche lombarde e che quindi danno una mano sostanziosa agli allevatori italiani nelle aziende lattiero-casearie della pianura al punto che nelle zone delle province di Cremona e Mantova uno dei cognomi più diffusi sull’elenco telefonico è diventato Singh.

Cominciata 20 anni fa, l’immigrazione indiana nelle zone padane (ma anche oltrepadane, per esempio a Parma, Piacenza, Reggio Emilia e persino in alcune zone agricole del Lazio) è oggi consolidata e apprezzata da tutti. Gli allevatori italiani, i produttori di latte e di formaggio (grana padano in primis) riconoscono che senza di loro, senza gli uomini con le barbe e i baffi, e con il turbante in testa, ci sarebbero grosse difficoltà nel mandare avanti la produzione. Così, come già capitato in diversi altri settori, gli immigrati indiani sono dunque andati a coprire un vuoto, a fare lavori che gli italiani non volevano più fare (perché nelle stalle il lavoro è difficile, sporco, non conosce sosta, giorno o notte o vacanza…), scongiurando ripercussioni negative sul pil locale.

La loro presenza ha portato anche alla nascita, a Pessina Cremonese, anche del più grande tempio sikh europeo, grande quanto quello di Londra. Un tempio eretto grazie alle offerte dei soli fedeli, diverse migliaia, che qui a gruppi giungono nel fine settimana da tutta la Lombardia, con le famiglie. Un tempio dove si prega e si mangia, dove si parla d’affari e di lavoro. Un tempio che chiunque può visitare (tutte le religioni sono accettate, e coprirsi la testa entrando è un obbligo) e dove si può scoprire uno straordinario universo, di volti, colori, costumi e tradizioni. L’universo dei Sikh, una comunità che non fa notizia e che si è integrata perfettamente nel tessuto italiano.

Claudio Moschin

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