In Germania la Corte di cassazione federale ha condannato la Volkswagen, cinque anni dopo lo scoppio del Dieselgate, al rimborso parziale di un cliente che aveva acquistato un'auto equipaggiata con un motore risultato truccato.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 25.5.2020)
La sentenza costituisce la prima sconfitta civile del colosso dell’auto, pilastro di un settore strategico dell’industria germanica che fatica a uscire dalla crisi in cui è finita per il noto scandalo.
Secondo i giudici federali, l’acquisto di un veicolo con motore manomesso allo scopo di alterare i valori delle emissioni inquinanti, è un pregiudizio in quanto tale, nonostante i legali della Volkswagen abbiano argomentato che l’auto era “utilizzabile”. Il costruttore tedesco propone ora una soluzione amichevole per le 60’000 procedure civili che restano aperte con altri singoli acquirenti.
Una lunga vicenda giudiziaria
La complessa vicenda giudiziaria, con la fine di un’importante inchiesta penale e accordo extragiudiziale (per evitare un megaprocesso) stipulato a fine febbraio con numerosi clienti tedeschi, si avvia quindi al suo epilogo.
Tutto era partito con l’azione intentata da un pensionato che, analogamente ad altri 11 milioni di acquirenti inconsapevoli, aveva comprato un’auto di cui il costruttore ha ammesso nel settembre 2015 di aver installato dispositivi informatici per manomettere i valori inquinanti.
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La corte di Karlsruhe gli aveva dato ragione e successivamente la corte d’appello aveva condannato la Volkswagen a riprendersi il veicolo indennizzando l’attore con 25’616 euro, cifra inferiore ai 31’490 pagati originariamente per la perdita di valore del bene dovuta alla sua utilizzazione.
Accordo extragiudiziale
La decisione viene a cadere dopo la fine del processo extragiudiziale, una sorta di “class-action” avanzata da centinaia di migliaia di acquirenti: 235’000 clienti hanno infatti concordato un indennizzo complessivo di 750 milioni di euro (somma comunque inferiore agli oltre 30 miliardi che il gruppo di Wolfsburg ha dovuto sborsare negli Stati Uniti).
Ma 60’000 irriducibili, come il pensionato di cui sopra, hanno continuato la loro battaglia nei tribunali e, alla luce della sentenza della Corte federale, hanno ora ottime possibilità di successo, a meno che non intervenga prima un accordo tra le parti, come auspicato dalla casa automobilistica.
Inchieste penali
Dal profilo penale il ceo Herbert Diess e il responsabile del consiglio di sorveglianza Hans Dieter Pötsch di VW se la sono cavata con un risarcimento di 9 milioni, in seguito a un accordo con le autorità giudiziarie. Resta il procedimento nei confronti dell’ex ad Martin Winterkorn, rinviato a giudizio per aggiotaggio e truffa aggravata insieme al dirigente di Audi Rupert Stadler. Un’altra inchiesta a Stoccarda riguarda invece solo Hans Dieter Pötsch.
La fine delle inchieste penali sugli attuali dirigenti ha rafforzato la casa tedesca. Ma la Corte federale, lungi dall’assolvere gli alti dirigenti, considera nella sentenza che “le decisioni strategiche sulla messa a punto e l’utilizzazione del software” fraudolento hanno richiesto “almeno la conoscenza e l’approvazione” della direzione dell’epoca.
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