In Giappone, uno squilibrato ha pugnalato a morte 19 disabili che erano ospitati in una struttura specializzata. L’uomo, un ex-dipendente, ne ha inoltre feriti 25, prima di costituirsi.
L’aggressione si è verificata a una cinquantina di chilometri da Tokyo e costituisce il più grave fatto di sangue nel paese dal dopoguerra.
L’assassino conosceva bene la struttura dove ha compiuto la strage. In quel centro disabili aveva lavorato da dicembre 2012 a febbraio di quest’anno. Aveva lasciato il posto di lavoro per motivi personali, riferiscono le autorità, secondo le quali il giovane era stato in seguito ricoverato fino a marzo perché rappresentava un pericolo per altri.
Aveva fatto recapitare una lettera manoscritta al presidente della camera dei rappresentanti in cui vaneggiava di un mondo senza disabili. Diceva di essere dispiaciuto per loro, perché costretti su una sedia a rotelle o abbandonati dai familiari.
Il piano omicida è stato messo in atto nella notte, quando gli impiegati presenti nel centro erano solo 8. Il 26enne ha fatto irruzione nell’edificio alle 2 e 30 rompendo una finestra. Mezz’ora dopo si è costituito alla polizia, nel frattempo allertata dell’aggressione da una telefonata.
Con sé, l’uomo aveva ancora la borsa piena di coltelli e altri oggetti affilati impiegati per uccidere 19 disabili e ferirne 25, 20 dei quali gravemente.
Le autorità non hanno potuto fare altro che offrire il loro cordoglio: “Non possiamo trovare le parole per consolare chi ha subito una perdita”, ha detto il governatore della prefettura di Kanagawa. “Poiché la struttura è gestita dalla prefettura, porgiamo le nostre scuse e auguriamo ai feriti una pronta guarigione”.
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