Francia: Macron attacca, “con estremisti è la guerra civile”
In calo nei sondaggi pre-elettorali, Emmanuel Macron si lancia all'attacco degli avversari dando l'allarme sulla tenuta della democrazia in Francia: "I programmi degli estremisti portano alla guerra civile".
Il monito del presidente agli elettori riguarda sia l’estrema destra del Rassemblement National (Rn), con il suo candidato premier Jordan Bardella che a meno di una settimana dalle elezioni anticipate del 30 giugno e 7 luglio ha presentato il suo programma, sia alla France Insoumise di Jean-Luc Mélenechon, tra le componenti più radicali della coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire.
Dopo “sette lunghi anni di resa di Macron dinanzi all’Ue”, la Francia tornerà a “difendere i propri interessi” a Bruxelles, riporterà la pensione a 62 anni, vigilerà sulle ”ingerenze russe” ma non invierà né truppe né missili di lunga gittata all’Ucraina, ha annunciato Bardella. Un progetto di forte connotazione nazionalista, agli antipodi della Francia di Macron, il presidente europeista che ha sempre scommesso sulla dimensione continentale per rispondere insieme alle sfide del futuro.
“Siamo pronti” a governare, ha assicurato Bardella, che a 28 anni già si proietta alla guida dell’esecutivo d’Oltralpe, come premier più giovane nella storia della Quinta Repubblica, in una possibile quanto incredibile coabitazione con Macron. Intervistato in mattinata, anche il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha detto di temere per la ”pace civile” della Francia mentre il premier, Gabriel Attal, ritiene che i nazionalisti “non siano pronti” a governare.
Ma secondo un ultimo sondaggio realizzato da Ifop-Fiducial per Lci, Le Figaro e Sud Radio, il partito di estrema destra è dato ampiamente in testa, con il 36% delle intenzioni di voto al primo turno del 30 giugno, in aumento di due punti rispetto alla stessa inchiesta del 19 giugno, davanti alla coalizione di sinistra Nouveau Front populaire (29,5%, +0,5 punti) e al campo presidenziale (20,5%, in calo di 1,5 punti in cinque giorni).
“Il nostro arrivo al potere segnerà il ritorno della Francia sulla scena europea per difendere i nostri interessi”, ha avvertito il fedelissimo di Marine Le Pen, che non ha escluso l’ipotesi di rimuovere la bandiera Ue da Palazzo Matignon, l’equivalente parigino di Palazzo Chigi. “Ci sto riflettendo”, ha detto ai giornalisti riuniti ai Salons Hoche, centro congressi a due passi dall’Arco di Trionfo. Bardella è tornato anche a chiedere una ”maggioranza assoluta” per guidare il Paese.
“Voglio il potere per esercitarlo”, ha detto dettando la sua linea, dall’abolizione della riforma delle pensioni di Macron a quello che ha definito un “big bang di autorità” nelle scuole: il divieto di cellulari in classe, l’obbligo di ”dare del voi” agli insegnanti e l’introduzione dell’uniforme obbligatoria. Parlando dinanzi a Marine Le Pen ed Eric Ciotti, il presidente estromesso dei Républicains (Lr) che ha aperto alla contestata alleanza con l’estrema destra, Bardella ha inoltre confermato che ”gli incarichi più strategici dello Stato saranno riservati ai cittadini francesi’, vietandoli dunque ai binazionali.
Sostenitore di un’Europa ”delle nazioni”, il candidato di origini italiane ha promesso una ”deroga” alle regole Ue sul congelamento dei prezzi delle bollette energetiche e assicurato che sarà ”estremamente vigile dinanzi ai tentativi i di ingerenza della Russia”. Quanto all’Ucraina, non farà mancare il sostegno di Parigi a Kiev ma si opporrà all’ipotesi di inviare truppe e missili di lunga gittata all’Ucraina, come recentemente evocato da Macron che tuttavia ora sembra voler sfumare. “Non penso che domani andremo a impegnarci sul suolo ucraino”, ha chiarito il presidente in un’intervista al podcast “Génération Do It Yourself”.
Sul fronte della guerra tra Israele e Hamas, Bardella ritiene che “riconoscere uno Stato palestinese sarebbe riconoscere il terrorismo”. E si è posto come “scudo per i nostri connazionali ebrei dinanzi a un islamismo che non vuole solo separare la Repubblica, ma conquistarla”. Parole distanti da quelle dello storico patriarca dell’allora Front National, Jean-Marie Le Pen, più volte condannato in Francia per razzismo, antisemitismo e negazionismo, che definì le camere a gas ”un dettaglio della Storia”’.
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