Tetraplegico in stato vegetativo dal 2008, Vincent Lambert è al centro di un batti e ribatti giuridico per mantenerlo in vita o porre fine alle cure.
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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 21.5.2019)
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Ennesimo colpo di scena nel caso che da ormai dieci anni in Francia è diventato un simbolo del dibattito sul diritto di morire: mercoledì sera la Corte d’appello di Parigi ha ordinato la ripresa delle cure per Vincent Lambert, accettando il ricorso dei genitori, ferventi cattolici, contrari alla sospensione dei trattamenti che lo tengono in vita e che avevano invocato le raccomandazioni del Comitato dei diritti dei disabili dell’ONU.
Qualche ora prima, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo aveva invece respinto il ricorso, in assenza di “nuovi elementi”.
L’annuncio della ripresa dei trattamenti – sospesi da lunedì mattina dopo una decisione del medico curante – è stato accolto con gioia da diverse centinaia di persone riunite nella capitale per rivendicare “la vita per Vincent”.
Per gli uni “grande vittoria”, per gli altri “puro sadismo”
“È una grande vittoria. Per una volta sono fiera della giustizia”, ha dichiarato la madre di Vincent Lambert, ricoverato a Reims.
Il nipote di Lambert, favorevole allo stop dei trattamenti, così come la moglie del degente, ha invece denunciato un “sadismo puro da parte del sistema medico-giuridico”.
Il presidente Emmanuel Macron – chiamato a intervenire dai genitori – ha dal canto suo dichiarato di che “non toccava a lui sospendere” la fine dei trattamenti, una decisione presa “conformemente con le nostre leggi”.
Del tema si è invece impadronita subito la leader del Rassemblement National Marine Le Pen, che prima della sentenza dei giudici di Parigi aveva affermato: “È una decisione che condanna Vincent a morte, non siamo in presenza di accanimento terapeutico”.
Il commento del corrispondente della RSI Davide Mattei:
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