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Rio a un anno dai Giochi città povera e violenta

A un anno dalle Olimpiadi, Rio de Janeiro vive la peggiore crisi della sua storia. La città è in bancarotta anche a causa delle ingenti somme spese per l’evento, affronta gravi problemi sociali e di ordine pubblico, mentre gli impianti sportivi restano chiusi e si stanno deteriorando. Il reportage della Radiotelevisione svizzera.

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I primi GiochiCollegamento esterno tenuti in Sudamerica avrebbero dovuto celebrare la vitalità del Brasile e far spiccare il volo a Rio. Un anno dopo, invece, complice la crisi economica che colpisce tutto il Paese, la Città si lecca le ferite e oltre 200 mila funzionari statali non ricevono lo stipendio da quattro mesi perché le casse pubbliche sono vuote.

In coda per i beni di prima necessità

Al sindacato consegnano ceste di alimenti: riso, fagioli, latte. Regina, 72 anni, pensionata, è qui per la seconda volta. Riceverà il minimo indispensabile per due settimane. Vive con suo figlio, anche lui dipendente pubblico rimasto senza salario. Sopravvivono grazie alla solidarietà degli amici.

“Ho lavorato per 36 anni nell’amministrazione pubblica, adesso mi sento distrutta”, racconta la donna. “Io ero orgogliosa di essere dipendente statale, oggi provo una grande vergogna”.

La violenza dilaga, l’istruzione superiore è paralizzata

Tra i problemi di Rio, resta la violenza: 91 poliziotti morti dall’inizio dell’anno. Una situazione esplosiva che ha obbligato il governo federale a mandare l’esercito nelle strade.

Ma la crisi si sente anche nell’istruzione. L’Università dello Stato di RioCollegamento esterno, che conta 30 mila studenti e un tempo era il gioiello accademico del Brasile, è praticamente paralizzata.

“L’impatto della crisi sui professori è enorme”, conferma Mauricio Santoro, professore dell’ateneo. “Molti colleghi non riescono a pagare l’affitto, né a comprare generi alimentari e medicine. Molti alunni perderanno l’anno e rischiano di abbandonare gli studi perché non possono permettersi una facoltà privata”.

Segni tangibili di un’occasione mancata

All’ex Parco Olimpico lo scenario è desolante. I cancelli aprono solo nel fine settimana, ma le strutture che hanno ospitato gli atleti sono vuote perché non ci sono soldi per farle funzionare.

Per aggiudicarsi i Giochi, a Rio avevano promesso un ambizioso piano di “eredità olimpica”, con centri sportivi di alto livello, nuove scuole e infrastrutture. Un progetto rimasto sulla carta, compresa quella dei solleciti di pagamento inviati dei fornitori.

Anche il villaggio degli atleti, un complesso di 20 condomini, è completamente vuoto. Nessuno vuole abitare negli appartamenti, cari e distanti da tutto.

Ci sono stati dei miglioramenti nella rete di trasporti, ma non tutti possono goderne.

“È stata costruita una nuova e moderna linea della metropolitana e degli autobus con corsia preferenziale, ma non c’è integrazione”, spiega il giornalista de O Globo, Luiz Fernando Magalhaes. “I passeggeri devono cioè comprare due biglietti diversi e non se lo possono permettere”.

 

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