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Lo spettro della paralisi politica in Israele

Benjamin Netanyahu festeggia con i militanti Likud dopo il risultato degli exit-poll.
Rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro per il premier uscente Benjamin Netanyahu l'esito delle quarte legislative in due anni. Copyright 2021 The Associated Press

Non si delinea nessuna maggioranza chiara dai risultati parziali delle elezioni legislative di martedì in Israele, le quarte nei due ultimi anni, che rischiano di mantenere il paese in una situazione di stallo politico.

Per avere il controllo della Knesset – secondo i dati emersi dallo scrutinio dell’88% delle schede – il premier uscente Benjamin Netanyahu, il cui partito di destra ha confermato la sua leadership relativa, dovrebbe infatti formare una coalizione assai improbabile con ultraortodossi, nazionalisti e formazioni arabe.

Le proiezioni danno infatti il Likud in calo con 30 seggi (su 120) in parlamento (-8) ma anche i centristi di Yesh Atid, accreditati di 17 deputati, vedono vanificato il loro progetto di costituire un’alleanza per rovesciare l’anziano primo ministro di destra, al potere ininterrottamente dal 2009.

Spetterà comunque a Benjamin Netanyahu, che dopo aver parlato di grande successo elettorale con il passare delle ore ha espresso “la speranza di poter formare un governo stabile di destra”, il compito di iniziare le trattative con i partiti interessati a coalizzarsi. 

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Tra di essi i due partiti religiosi già presenti nei precedenti governi, alcune formazioni ultranazionaliste e verosimilmente il partito conservatore islamista, che potrebbe fare il suo ingresso nella Knesset e che alla vigilia non aveva escluso un’intesa in tal senso con il premier uscente.

Ma l’ago della bilancia è destinato ad esserlo Yamina, la formazione di estrema destra del ministro della difesa Naftali Bennett, che non si è ancora espressa in modo univoco sulla sua eventuale partecipazione nel nuovo esecutivo.

In ogni caso la conferma del blocco di destra resta l’ipotesi più concreta rispetto a una remota alleanza tra Likud e i suoi avversari di centro-sinistra (anche se a questo punto non è affatto improbabile una quinta consultazione elettorale per cercare di superare l’impasse).

Secondo gli osservatori al premier uscente, indagato per corruzione e frode, non hanno giovato i successi della strategia vaccinale contro il Covid-19 in Israele, dove la metà della popolazione ha già ricevuto la seconda dose, su cui aveva puntato in campagna elettorale.

Un governo sostenuto da una coalizione così frammentata, instabile e orientata risolutamente a destra, potrebbe acuire le divergenze, indicano alcuni analisti, con la nuova dirigenza statunitense riguardo al processo di pace in medio Oriente e il programma nucleare iraniano.

tvsvizzera/reuters/spal con RSI (TG del 24.3.2021)

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