Evento inimmaginabile fino a qualche settimana fa, una delegazione governativa eritrea si è recata martedì in Etiopia per mettere fine all'ostilità che intercorre da decenni tra i due paesi del Corno d'Africa.
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tvsvizzera.it/Zz/afp con RSI (TG del 27.06.2018)
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L’invio della delegazione è stato deciso dal presidente eritreo Isaias Afewerki in seguito ai segnali d’apertura mostrati dal nuovo premier etiope Abiy Ahmed Ali.
Quest’ultimo ha introdotto delle riforme senza precedenti nel paese. Tra queste anche l’annuncio, a inizio giugno, di voler applicare l’accordo di pace con l’Eritrea siglato quasi 20 anni fa e le conclusioni della commissione internazionale indipendente sostenuta dall’Onu sulla demarcazione esatta del confine tra i due paesi.
Tra il 1998 e il 2000 una sanguinosa guerra tra i due Stati, dovuta anche al disaccordo territoriale, aveva provocato la morte di 80’000 persone.
Il rifiuto nel 2002 da parte dell’Etiopia di applicare la decisione della commissione sulle frontiere aveva contribuito a mantenere viva l’ostilità tra i due paesi.
Ancora nel 2016, un violento scontro ha avuto luogo tra i due eserciti. Allora l’Eritrea aveva affermato di aver ucciso più di 200 soldati dell’Etiopia. Quest’ultima aveva messo in guardia il vicino, dicendo di essere “pronta a una guerra totale”.
La mano tesa mostrata martedì dal leader eritreo rappresenta uno cambio di rotta significativo. Il regime di Isaias Afewerki, al potere dal 1993, è uno dei più chiusi e repressivi al mondo. La detenzione di dissidenti e la coscrizione obbligatoria sono giustificate da decenni proprio dalla necessità di difendersi dall’Etiopia.
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