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Crisi migranti, Grecia richiama l’ambasciatore in Austria

Un gesto insolito tra paesi Ue, dettato dalla tensione sul tema dei flussi migratori: Vienna accusa Atene di non controllare le frontiere

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La crisi dei migranti continua a far litigare gli europei: con un gesto insolito e raro, tra paesi dell’Unione, la Grecia ha richiamato in patria il proprio ambasciatore in Austria.

Vienna accusa Atene di non controllare le sue frontiere e vuole fermare i flussi nei Balcani. Il premier Tsipras avverte: “non diventeremo un deposito di migranti”.

Sono parole dure quelle che Johanna Mikl-Leitner, la ministra degli interni austriaca, ha usato prima, durante e dopo il vertice di giovedì dei paesi dell’Unione europea a Bruxelles. Indice di un grado di frustrazione che è ormai arrivato al livello di guardia.

“Se la Grecia stessa ribadisce che non è possibile proteggere quella parte di frontiera, bisogna chiedersi se il limite di Schengen possa ancora stare lì.”

Atene che mercoledì aveva protestato ufficialmente per essere stata esclusa da una riunione organizzata da Vienna insieme ai paesi balcanici, vede con orrore la prospettiva di essere lasciata sola a gestire una folla crescente di persone, impossibilitate a proseguire oltre.

“L’Austria ci tratta come dei nemici”, ha detto il ministro greco per l’integrazione. Da qui la decisione di richiamare in patria l’ambasciatore a Vienna.

Una giornata a dir poco tesa, e il peggio potrebbe ancora venire. “Nei prossimi dieci giorni”, ha detto il Commissario Ue agli affari interni Dimitris Avramopoulos, “ci servono risultati tangibili e chiari sul terreno, altrimenti c’è il rischio che l’intero sistema collassi. Bisogna applicare le soluzioni europee, e non c’è tempo per azioni non coordinate”.

Un appello che Simonetta Sommaruga, presente come ministro di uno Stato Schegen, raccoglie: “Siamo pronti a fare la nostra parte, ovvero quel che è stato deciso l’anno scorso, di partecipare al programma di relocation. Ma servono degli hostpot che funzionano e ci aspettiamo che anche gli altri facciano la loro parte”.

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