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Crisi di governo in Giappone

Terremoto politico in Giappone dopo l'annuncio a sorpresa del premier Yoshihide Suga che getta la spugna. A neanche un anno dalla nomina e con i consensi ai minimi storici (crollati ormai al 30%), il 72enne Suga ha deciso di non partecipare alle primarie di fine settembre del partito conservatore al governo - le votazioni chiave che precedono di un mese la fine dell'attuale legislatura - scegliendo di farsi da parte prima delle imminenti elezioni d'autunno.

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Fatale per il primo ministro si è rivelata la confusa gestione dell’emergenza sanitaria legata al Covid, malgrado l’esemplare organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici. “Dal giorno dell’elezione ho dedicato tutto me stesso a tentare di risolvere i problemi che gravavano sul Paese, a cominciare dalla diffusione della pandemia”, ha detto Suga ai media, spiegando che fare campagna elettorale e predisporre i piani per l’emergenza del coronavirus necessita un’enorme energia: “mi sono reso conto che non potevo fare entrambe le cose. Ho dovuto sceglierne una”, ha concluso con un’espressione inerme, quasi a sintetizzare la sua parentesi alla guida dell’esecutivo.

Una decisione che ha lasciato sconcertati i vertici del partito liberaldemocratico (Ldp), nessuno dei quali prevedeva uno stravolgimento del genere. In un editoriale del giorno prima il giornale di centrosinistra Mainichi aveva criticato aspramente il premier per i modi poco ortodossi con cui aveva fatto fuori il segretario generale del partito, Toshihiro Nikai, per dare lustro all’immagine di un esecutivo ormai logorato dalla costante ascesa delle infezioni da Covid-19, nonostante il protrarsi da quasi due mesi dello stato di emergenza nella capitale, attualmente allargato su 21 delle 47 prefetture dell’arcipelago. Un peggioramento esasperato dalla diffusione della variante Delta, che ha fatto esplodere le criticità del sistema ospedaliero. E a finire nel mirino della gente sono state le autorità politiche.
 

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