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Con il mare calmo torna la preoccupazione a Lampedusa

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Reportage nell'isola teatro di continui sbarchi di disperati e di tragedie dell'immigrazione

Torna il mare calmo. E torna la preoccupazione degli abitanti di Lampedusa. Negli ultimi due giorni, quasi 1’500 nuovi arrivi di immigrati che hanno attraversato il Canale di Sicilia. Soprattutto gente che è scappata dalla Siria, il Paese devastato da una guerra civile che la ferocia degli uomini, l’odio accumulatosi in decenni, e gli interessi incrociati e contrapposti della cosiddetta comunità internazionale non riesce a fermare.

Così i lampedusani temono il ripetersi di nuove tragedie. Il ricordo di molti va a quel 3 ottobre 2013, una caretta del mare affondò a poche miglia dalla costa, quando ormai la meta sembrava a portata di mano. Annegarono a decine. E altre decine vennero salvati fra enormi sforzi da lampedusani che già si trovavano al largo, o che decisero di uscire dal porto con le loro piccole imbarcazioni per soccorrere uomini donne bambini. Tutti avvolti, impregnati, coi corpi resi scivolosi dal gasolio fuoriuscito dall’imbarcazione andata a picco. Metterli in salvo fu un’impresa, e in molti casi non fu possibile.

Scene che commossero il mondo. Per l’ennesima volta si invocò una forza di intervento e salvataggio a livello europeo. Si ripeté che quello era il confine di tutto un continente. Si ribadì che l’Italia non poteva essere lasciata sola.

A Lampedusa arrivò anche papa Francesco. Era il suo primo viaggio fuori Roma. Il pontefice parlò di inaccettabile “scandalo”. E ringraziò gli abitanti dell’isola. Per i quali si parlò anche di una doverosa candidatura al Nobel per la pace. Più meritevoli di altri, discussi premiati dall’Accademia di Oslo.

Certo, chi sull’isola ci andò in altri tempi, ricorda anche la passata rabbia degli abitanti, il rifiuto dell’accoglienza, il timore di essere lasciati soli, le preoccupazioni per il turismo, la grande ricchezza dell’isola. Oggi prevale la solidarietà. E non è sempre facile.

Aldo Sofia

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